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21 Novembre 2019

Strage Genova: Sensori Ponte Morandi ko da 2015, rotti durante lavori

di G.I.

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Il documento "di programmazione del rischio" in cui nel 2014 venne scritto che il ponte Morandi era a "rischio crollo", veniva compilato anche con molti dati ricevuti dai sensori che Autostrade aveva montato negli anni precedenti sulla struttura crollata. Ma gli investigatori coordinati dalla Procura di Genova hanno scoperto che a partire dal 2015 quell'impianto di monitoraggio strutturale non funzionava più perchè era stato tranciato durante dei lavori eseguiti sulla carreggiata. Quei sensori, dicono gli inquirenti, non erano più stati sostituiti nonostante il Cesi e il Politecnico di Milano ne avessero consigliato l'installazione per potere meglio comprendere la situazione del Morandi.

Negli anni successivi il sistema di sensori era stato poi inserito nel progetto di retrofitting, i lavori di rinforzo delle pile 9 e 10 che però non sono mai partiti perchè nel frattempo il ponte è crollato, il 14 agosto 2018, provocando 43 morti.

Dal 2015, è il ragionamento della procura di Genova, il documento veniva compilato soltanto con le prove riflettometriche e non con altri sistemi di monitoraggio. Un sistema, secondo chi indaga, che forse non era sufficiente a capire le reali condizioni del Morandi. E allora, si chiedono gli inquirenti, perchè nonostante i sensori fossero rotti e ci fosse un unico sistema di monitoraggio, senza nemmeno entrare nei cassoni, il "rischio crollo" non era stato preso in considerazione? Una delle ipotesi emerse nelle ultime settimane, è che si dovesse risparmiare sui costi di gestione e che una chiusura parziale o totale della struttura potesse influenzare i bilanci in vista dell'entrata nell'asset aziendale di nuovi importanti e ricchi soci cinesi e tedeschi.

Intanto, domani sono previsti gli interrogatori di altri due indagati per l'inchiesta sui falsi report: il pubblico ministero Walter Cotugno ha convocato Serena Allemanni e Massimiliano Giacobbi, entrambi di Spea. 

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