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Cina, crolla il mercato immobiliare con le crisi di Country Garden ed Evergrande
di red
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Il mercato immobiliare cinese sembra, ormai, destinato ad affossare definitivamente. Le vendite su base annua nei primi 10 mesi del 2023 sono calate del 6,8%, dopo la contrazione del 7,5% registrata tra gennaio e settembre. A picco anche gli investimenti nel comparto: -9,1 nei primi nove mesi, -9,3% da gennaio a ottobre.
Non si vende, non si investe ma nemmeno si costruisce più di tanto: l’avvio di nuovi lavori misurato in base alla superficie è sceso del 23,2% annuo, dopo un crollo del 23,4% nei primi nove mesi. I fondi raccolti dagli sviluppatori immobiliari sono calati dell'11% dopo il calo del 13,5% da gennaio a settembre.
I dati, nel complesso, rientrano negli investimenti in immobilizzazioni che nei primi 10 mesi dell'anno sono cresciuti del 2,9% (a 41.940 miliardi di yuan, pari a quasi 5.830 miliardi di dollari), deludendo le aspettative di un aumento del 3,1%.
Numeri che fanno pensare alla grave crisi in cui si trovano gli sviluppatori immobiliari Country Garden ed Evergrande. Il primo, sull’orlo del default, ha annunciato di non essere più in grado di onorare i debiti offshore per circa 11 miliardi di dollari di obbligazioni, il che ha seminato il panico tra i clienti, timorosi di vedere andare in fumo i propri progetti. La società continua a comunicare le consegne degli appartamenti nei progetti immobiliari in corso, mentre si parla di un aumento del 30% di immobili all’asta e di una riduzione dei prezzi, cosa che rappresenta una novità in Cina: il Governo di Pechino, infatti, ha impedito a lungo agli sviluppatori di offrire degli sconti. Ora, vista la situazione, le regole stanno cambiando.
In cinque anni, il titolo di Country Garden ha perso in Borsa il 92,4%. I debiti dovranno essere ristrutturati e i creditori potrebbero presentare un’istanza di liquidazione contro l’azienda.
Non va meglio a Evergrande. La società ha proposto recentemente ai suoi debitori offshore un nuovo piano di ristrutturazione che prevedrebbe lo scambio delle loro obbligazioni con una quota di circa il 30% di ognuna delle due sue controllate quotate alla Borsa di Hong Kong, Evergrande Property Services e Evergrande New Energy Vehicle. Entrambe le società hanno perso nel 2023 l’80% del loro valore per colpa dei debiti.
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