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Il settore ricettivo dovrà fare i conti con una tendenza ormai assodata: nei prossimi dieci anni, la presenza dei turisti cinesi in giro per il mondo è destinata ad aumentare del 131%. Significa molto più del doppio di quella registrata finora. Oltretutto, chi uscirà dalla Repubblica popolare non lo farà con il cosiddetto “braccino corto”: secondo una ricerca del World Travel Market, spenderanno nei loro viaggi il doppio dei turisti statunitensi, già generosi quando si tratta di scegliere alberghi e ristoranti di qualità.
Un affare da non trascurare, dunque, per chi lavora nel settore dell’hotellerie. A quanto pare, il crollo del mattone cinese e un Pil zoppicante che nel secondo trimestre del 2023 non è andato oltre lo 0,8% non frenano la voglia e le possibilità dei cinesi di fare turismo, soprattutto in Italia. Il nostro Paese, infatti, è tra le mete preferite per cibo, moda, città d’arte e clima. Ma anche per la qualità dei nostri alberghi, purché venga loro garantita l’accoglienza e i servizi che si aspettano: aree WiFi, camere accessoriate con ogni comfort, ristorante interno con cibo e servizio di qualità.
Non solo accoglienza in albergo, però: il turista cinese, secondo una recente ricerca di Global Blue, ama spendere dei soldi facendo shopping. A Milano, in particolar modo. Poi a Roma, a Firenze e a Venezia. A Milano arriva a spendere per un solo acquisto fino a quasi 2.000 euro. Se si lascia tutti quei soldi in un negozio, è facile che al ristorante o in hotel sia altrettanto generoso se gli verrà offerta la qualità che cerca.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Castello SGR investe 135 milioni nel primo Nobu Hotel in Ital
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