Gli appelli a diffidare del grande entusiasmo che circonda i Bitcoin si susseguono ormai su base giornaliera, eppure la criptovaluta più nota al mondo continua a toccare sempre nuovi record. A inizio anno valeva poco più di 700 dollari, a giugno era già arrivata a quota 3mila e a inizio novembre ha superato la soglia dei 7mila dollari. Il diffondersi dei timori sul prossimo scoppio della bolla hanno impresso una brusca correzione, immediatamente seguita da un nuovo trend rialzista che negli ultimi giorni ha portato le quotazioni sopra il livello dei 13mila punti.
E ora la criptovaluta punta sull’immobiliare. A Dubai nelle scorse è passato di mano attraverso questo sistema di pagamento il primo complesso residenziale, del valore record di 325 milioni di dollari, mentre transazioni in Bitcoin di singoli immobili da qualche milione di dollari di valore sono la norma già da diversi mesi.
Il successo di questo strumento è nella tecnologia nota come blockchain, vale a dire un database distribuito che sfrutta la tecnologia peer-to-peer e chiunque può ‘prelevarlo’ dal web, diventando così un nodo della rete (un nodo è un qualsiasi dispositivo hardware del sistema in grado di comunicare con gli altri dispositivi che fanno parte della rete).
La benestare blockchain garantisce un elevato livello di sicurezza, tanto che anche l’Associazione bancaria europea (Abe) ne ha tessuto le lodi. Però è pur verso che spesso questo strumento viene utilizzato dai criminali informatici per perpetuare reati, come la diffusione di virus e la successiva richiesta di riscatti. E poi c’è la questione di una quotazione oggettivamente schizzata davvero in alto in poco tempo. La storia della finanza è ricca di innamoramenti collettivi da parte degli investitori che sono finiti male, dalla bolla nel Diciassettesimo secolo fino a quella delle dot-com sul finire dello scorso. Almeno per il momento, però, prevalgono gli acquisti sulle vendite e il valore continua a salire.
