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9 Novembre 2022

Rovere (Assoimmobiliare): Superbonus, più danni che benefici

di red

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Riportiamo il commento di Silvia Rovere, presidente di Confindustria Assoimmobiliare.

Il nuovo governo si sta giustamente ponendo il problema se mantenere, ridurre o correggere il Superbonus 110%, ma prima di prendere una decisione penso sia necessario inquadrare correttamente il problema, che non è cosa fare di questo singolo incentivo ma piuttosto come affrontare la questione enorme della transizione energetica green del patrimonio immobiliare italiano. 

Per operare questa trasformazione, il governo dovrebbe invitare al tavolo le parti sociali, inclusi gli investitori immobiliari che Assoimmobiliare rappresenta. 

Le nostre proposte, le nostre competenze e i nostri capitali possono contribuire in maniera fondamentale a imprimere un'accelerazione alla decarbonizzazione e a rendere sostenibili nel tempo gli investimenti necessari per la transizione green dell'immobiliare. 

Per risolvere il problema energetico del patrimonio immobiliare, la Germania ha costruito migliaia di edifici in classe A+ e ha demolito quelli di classe inferiore. Noi invece mettiamo una pezza incentivando il passaggio dalla classe G alla classe D di una porzione limitata del nostro patrimonio. 

È come se, anziché costruire auto elettriche, avessimo dato incentivi per sostituire le marmitte. E lo facciamo spendendo una quantità enorme di denaro pubblico che potrebbe essere utilizzato in modo molto più efficiente. Il Superbonus poi, oltre a non risolvere il problema, ha prodotto un effetto inflazionistico mostruoso sui materiali da costruzione, drenando risorse, rendendo non economici, e quindi mettendo a rischio, i progetti di sviluppo immobiliare e di rigenerazione urbana di cui il paese ha bisogno.

Per noi il bonus potrebbe e dovrebbe essere ridotto anche oltre al 90%. Basta molto meno per fare effetto leva se il progetto è efficiente. Ma crediamo comunque che la questione andrebbe ribaltata. Ci sediamo intorno a un tavolo e diciamo quante sono le risorse disponibili. Con quelle risorse costruiamo il sistema di incentivi sostenibile nel tempo che possa dare i migliori risultati in termini di transizione green, che significa meno emissioni e risparmio energetico.

Il credito di imposta non è fruibile se non da soggetti Irpef e Irpeg. Bisogna anzitutto trovare strumenti e incentivi che possano allargare la loro azione su una platea più vasta, inserendo per esempio in questa platea i veicoli di gestione risparmio, come i Fondi. Parliamo tanto di trasferire il risparmio all'economia reale ma poi non facciamo nulla per facilitare questa operazione, anche quando le opportunità sono enormi. 

Allora, cominciamo con alleggerire le imposte che vengono pagate già e in misura crescente, penso all'lmu, a chi fa investimenti in chiave di transizione energetica.

Vedo che ancora non ci sono visioni di lungo respiro. Non illudiamoci: la sfida per il Paese nei prossimi anni è quella della sostituzione edilizia, che possa portarci ad avere edifici, e non solo abitazioni, con le migliori prestazioni energetiche e ambientali. 

Un Paese evoluto non può non rendersi conto che l'elevata obsolescenza del patrimonio immobiliare, pubblico e privato, comporta costi di gestione insostenibili, danni all'ambiente e perdita di valore del risparmio investito in immobili. L'Italia è circondata dal mare ma ci sono più immobili che mare.

È una scelta importante il ministro del Mare ma nessuno degli ultimi governi ha mostrato di capire quanto sia centrale in Italia l'economia immobiliare. Ricordo alcuni numeri che forse possono essere utili a capire la dimensione: il settore immobiliare vale il 20% del Pil, il 9% delle entrate fiscali, oltre il 50% del risparmio delle famiglie, oltre il 50% degli impieghi delle banche. 

Se va male l'immobiliare va male il sistema economico, il settore è un perno decisivo per la tenuta del sistema finanziario. È il momento di costruire una politica che guardi lungo e difficilmente questo è possibile se non mettiamo insieme tutte le competenze che impattano su questo settore, se lasciamo le deleghe disperse fra molti ministri.

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