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19 Ottobre 2012

Legambiente Fillea Cgil: ''messa in sicurezza edifici garantirebbe 600mila posti di lavoro''

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Il patrimonio edilizio esistente in Italia è costituito in massima parte da case costruite male dove fa freddo d`inverno e caldo d`estate malgrado la spesa energetica delle famiglie sia cresciuta del 52% in 10 anni.
 
Oltre 2 milioni di abitazioni risultano vuote, 6 milioni di italiani vivono in zone ad alto rischio idrogeologico e 3 milioni di persone abitano in zone ad alto rischio sismico.
 
Puntando sulla messa in sicurezza e riqualificazione energetica degli edifici però sarebbe possibile creare 600mila posti di lavoro.
 
I dati, e le speranze, arrivano dal rapporto realizzato dall'osservatorio congiunto Fillea Cgil e Legambiente su "Innovazione e sostenibilità nel settore edilizio - Costruire il futuro".
 
Nel documento Fillea e Legambiente hanno individuato una serie di interventi mirati a favorire l`economia sostenibile delle costruzioni, indicando un processo in continua evoluzione con particolare attenzione alle prestazioni energetiche degli edifici, allo sviluppo delle rinnovabili e alla certificazione energetica.

Ciò porterebbe a un innalzamento della qualità della vita dei cittadini e ad un aumento dell`occupazione pari a 600 mila nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni, che possono arrivare, considerando l`indotto della filiera, a circa un milione.
 
Per Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil "in questi anni in Italia sono spariti 500mila posti di lavoro nell`intero settore delle costruzioni, la metà direttamente nel comparto dell`edilizia.

Una ecatombe scatenata dall`insieme di due fattori di crisi: uno congiunturale causato dalla bolla immobiliare del 2008, e uno strutturale, cioè la crisi di un modello industriale vecchio e obsoleto, che non ha saputo capitalizzare gli anni di crescita del settore per rafforzare la qualità delle imprese, sia in dimensione che in investimenti finalizzati alla ricerca ed innovazione dei materiali e delle filiere.

Per questo la crisi delle costruzioni in Italia è più forte che in altri paesi.

Chi ha saputo per tempo intervenire sui modelli industriali ed innovarli nella direzione della sostenibilità si è difeso meglio dalla crisi".

Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, sottolinea che "oggi possiamo uscire da questa drammatica situazione puntando su due obiettivi: l`innovazione, perché c`è bisogno di una profonda trasformazione delle pratiche progettuali e costruttive se si vuole realizzare sul serio un miglioramento della sostenibilità ambientale nelle costruzioni e in particolare delle prestazioni energetiche, tale da ridurre consumi e bollette delle famiglie, e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio in un territorio tanto fragile quanto a rischio anche per la costruzione di nuove case legali o abusive.

Se consideriamo che il 60% degli edifici a prevalente uso residenziale è stato realizzato prima dell`introduzione della legge antisismica (1974), si comprende la dimensione del rischio che si corre e dove si deve prioritariamente intervenire, creando così tanti nuovi posti di lavoro, qualificati e duraturi".
 
Diventa necessaria una gestione strategica dell`intero processo di recupero e rinnovamento del patrimonio edilizio attraverso l`applicazione di un mix di soluzioni progettuali tecnologiche e impiantistiche sostenibili che servano anche a metterlo in sicurezza (parliamo di 11 milioni di edifici ad uso residenziale per 28 milioni di abitazioni), ma con caratteristiche diverse e priorità di intervento per i rischi sismici e idrogeologici, per il degrado edilizio e anche sociale, distribuiti in modo differente in ogni parte del Paese.
 
Il primo intervento riguarda la necessità di una regia nazionale che dia certezze alla prospettiva della innovazione energetica in edilizia.
 
In particolare è fondamentale un intervento in materia di prestazioni energetiche e di certificazione, perché le classi degli edifici devono diventare un riferimento imprescindibile e credibile per tutti gli operatori.
 
Il secondo intervento riguarda gli edifici di nuova costruzione, dove occorre accompagnare il miglioramento delle prestazioni previsto dalle Direttive Europee stabilendo da subito un obbligo minimo di Classe A per tutti i nuovi interventi.
 
Questo obiettivo, oggi a portata di mano da un punto di vista economico e tecnico, permetterebbe di preparare il settore delle costruzioni alla scadenza del 1° gennaio 2021.
 
E permetterebbe di azzerare le bollette delle famiglie, anche grazie al contributo delle fonti rinnovabili ai fabbisogni elettrici e termici già previsto dalle Direttive.
 
Il terzo intervento concerne la riqualificazione del patrimonio edilizio per dare finalmente certezze sugli interventi e sugli strumenti di incentivazione.
 
Occorre rendere permanenti le detrazioni fiscali del 55% per gli interventi di efficienza energetica e allargarlo alla sicurezza statica.
 
Ma soprattutto, occorre introdurre un nuovo incentivo per promuovere interventi di retrofitting e messa in sicurezza di interi edifici.
 
Il quarto intervento riguarda il patrimonio edilizio pubblico, per superare il Patto di stabilità nel caso di interventi che migliorino l`efficienza energetica.
 
Il quinto obiettivo riguarda la messa in sicurezza del patrimonio edilizio con la necessità di aggiornare l`apparato normativo per gli aspetti di sismica e statica.
 
Occorre intervenire sugli incentivi per premiare chi realizza interventi sia energetici che statici e introdurre il libretto del fabbricato.
 
Infine, si deve intervenire rispetto all`impatto ambientale del settore delle costruzioni, riducendo il prelievo di materiali da cava.
 
È possibile farlo premiando nei capitolati di appalto i materiali provenienti da inerti riciclati, e rivedendo i costi di smaltimento in discarica e di prelievo da cava come si è fatto negli altri Paesi europei dove si sono ridotte le cave e aumentati i posti di lavoro.
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