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10 Novembre 2022

D'Intino (Ance Abruzzo): Superbonus, la replica ad Assoimmobiliare

di red

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Riportiamo il commento di Antonio D’Intino, presidente di Ance Abruzzo, a Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare che si è espressa sulla misura del Superbonus.

 

Le dichiarazioni della Presidente Rovere impongono alcune riflessioni e considerazioni di metodo, oltre che di merito.

 

Evidenzio un certo sgomento per l’attacco avventato riservato al superbonus da parte di una autorevole rappresentante di categoria che nel maldestro tentativo di stimolare maggiore attenzione a favore degli investitori immobiliari prova a gettare discredito su uno strumento fiscale di incentivo che persegue il miglioramento dell’efficienza sismica ed energetica degli edifici, centrando a pieno una direttrice imprescindibile dello sviluppo futuro, dichiarata nell’obiettivo Transizione Ecologica del PNRR.

 

Per quanto riguarda i costi, evidenzio che il contributo dato al PIL nell’intero sistema economico riesce a compensare la spesa, generando un valore aggiunto in termini di benefici economico-sociali.

 

Nel quadro degli investimenti attivati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica nel 2021, con il 110% a fare da traino, il saldo per il sistema economico del Paese risulta positivo per quasi 4 miliardi di euro

 

Questi dati, corroborati dalle recenti analisi pubbliche (CRESME, LUISS, OICE, NOMISMA), sono sfuggiti alla Presidente Rovere che, anzi, non contenta di sostenere che il superbonus è un supercosto pubblico, rilancia attribuendogli anche la colpa dell’aumento dei prezzi dei materiali senza essersi accorta, evidentemente, dei fenomeni in corso nella fase di ripresa dell’economia post covid con forti speculazioni internazionali che hanno colpito tutti i paesi europei ( anche quelli che non hanno il superbonus!).

 

Lascia perplessi anche il paragone con la realtà tedesca laddove la Presidente apprezza la costruzione di nuovi edifici in classe A e la demolizione di quelli vetusti dimenticando che in Italia il Superbonus ha valore per interventi sul costruito, per ovvie finalità di riduzione di consumo di suolo, e che nella nostra realtà nazionale – di proprietà diffusa –  le demolizioni con ricostruzioni rappresentano, purtroppo, un miraggio anche con il Superbonus, che pure le incentiva, a causa della impossibilità di conseguire delibere unanimi da parte delle assemblee. 

 

La nostra categoria si è impegnata sin dalla introduzione del Superbonus a suggerire le condizioni di miglioramento per la messa a punto.

 

Alcune nostre proposte hanno trovato soddisfazione, cito la qualificazione obbligatoria delle imprese che lavorano con incentivi fiscali e l’introduzione del contratto collettivo dell’edilizia per i lavori in Superbonus.

 

Le maggiori problematiche  sono nella fase di cessione del credito, con regole modificate in corso d’opera, a lavori in corso, con impegni assunti nei confronti dei clienti, dei lavoratori e di tutte le componenti della filiera, con la conseguenza di mettere in crisi gli operatori che hanno investito perché si sono fidati dello Stato e degli istituti bancari, mentre ora rischiano il fallimento.

 

Le visioni e le aspettative possono essere diverse perché gli interessi da rappresentare non coincidono, effettivamente la Presidente Rovere guida una associazione che riunisce operatori ed investitori istituzionali del settore immobiliare, tra i quali primari istituti bancari e compagnie assicurative, ma da imprenditore, prima ancora che da rappresentante di categoria, mi aspetto dai colleghi un atteggiamento serio e rispettoso del lavoro in un clima di sana competizione. 

 

Per quanto ci riguarda abbiamo sempre sostenuto la valenza del Superbonus, ancorando la nostra posizione a dati oggettivi, senza sminuire altri comparti che legittimamente rivendicano un riconoscimento ed un ruolo lasciando ad altri più autorevoli e legittimati a farlo il compito di operare le scelte.

 

Condivido la parte finale del commento della Presidente Rovere che ricorda il peso del settore immobiliare e, soprattutto, evidenzio la necessità di costruire una politica di lungo respiro mettendo insieme, con un confronto sereno, tutte le competenze a partire da quelle associative, che fanno capo alla famiglia di Confindustria, prima ancora che invocare unità di ministeri.

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