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26 Gennaio 2021

Assoedilizia: urgente rivedere il blocco degli sfratti

di Achille Colombo Clerici, presidente Assoedilizia

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Con un articolo pubblicato sul QN-Quotidiano Nazionale, il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, ritorna ancora una volta in pochi giorni sul tema del blocco degli sfratti. Una battaglia aperta che interessa migliaia di proprietari (soprattutto piccoli) di case. Qui riproponiamo l’articolo.


 

***


 

Il blocco degli sfratti fino al 30 giugno non risolve il problema degli affitti, in campo residenziale o commerciale che sia. In caso di morosità dell’inquilino bisogna eliminarlo; come pure occorre sospendere l’Imu che grava sulle abitazioni concesse in locazione, considerate assurdamente “seconde case” alla stregua delle ville al mare e ai monti, e naturalmente, nello stesso caso, sugli immobili commerciali; oltre a provvedere adeguati indennizzi al proprietario penalizzato.


 

E’ il solo modo di favorire in chiarezza gli accordi transattivi tra proprietari e inquilini, nei rapporti locativi in crisi che costituiscono una vera emergenza nella situazione economica generale. E’ quanto ho ripetuto anche in una recente intervista per Rai News 24.


 

Aggiungo che quanto meno sarebbe necessario anche eliminare le inique norme che impongono al locatore di immobili commerciali di pagare le imposte dirette su canoni di locazione non percepiti.


 


 

Forse non tutti sanno che sono oltre 4 milioni le famiglie italiane, circa 10 milioni di persone, che abitano in affitto; per oltre tre quarti in alloggi di proprietà privata, chiamati a svolgere una funzione sociale – con accollo di oneri di socialità - che meglio competerebbe all’edilizia residenziale pubblica.


 

L’Italia infatti si colloca all’ultimo posto in classifica tra i grandi Paesi europei per numero di alloggi di edilizia popolare: il 5% del totale a fronte del 36% dell’Olanda, del 26% della Germania, del 24% del Regno Unito, del 18% della Danimarca, del 17% della Francia. E sappiamo tutti in quali condizioni spesso si trovino le nostre ‘case popolari’.


 

A fronte della citata forzosa supplenza dei proprietari privati dinnanzi alla carenza dello Stato, quasi nulla è giunto a titolo di ‘ristoro’. La Legge di Bilancio 2021 contempla un contributo pari al 50% della riduzione del canone entro un limite massimo annuo di 1.200 euro; l’equivalente del canone di un box di una cittadina di provincia. Non solo. Il contributo è riservato alle zone ad alta tensione abitativa, in pratica le Città Metropolitane (Roma, Milano, Napoli, Torino ecc.) dove i canoni sono inevitabilmente più alti.


 

Dulcis in fundo, le risorse messe a disposizione ammontano a soli 50 milioni e vi concorrono tutti gli aventi diritto, con il rischio alla fine di una riduzione a sorpresa del quantum di spettanza dei singoli.


 

Mentre l’Unione Europea, con la cassa di risonanza della Banca D’Italia e di qualche ‘solone della politica’, non cessa anche ora, in piena pandemia, di chiedere un significativo aumento del gettito fiscale degli immobili.


 

Va ricordato infine che per molti piccoli proprietari – pensiamo al negoziante, all’artigiano, al pensionato al minimo che hanno investito i risparmi di una vita nell’acquisto di un alloggio da locare – la risorsa dell’affitto costituisce la soglia di una vita appena dignitosa, affrancata dalla povertà.

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