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4 Ottobre 2018

Cassazione: case occupate, Viminale le sgomberi subito

di G.I.

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Mentre il decreto Salvini sulla sicurezza, che prevede anche una stretta sulle occupazioni abusive, ha incassato oggi la firma del Quirinale ed è pronto per l'iter parlamentare, la Cassazione - con una sentenza appena depositata - preme sulla necessità di dare immediata tutela ai dei legittimi proprietari.

"Non rendendo forte la Giustizia, si finirebbe per rendere giusta la Forza", ammonisce la Suprema Corte citando Blaise Pascal in un verdetto che esprime tolleranza zero per qualunque scelta di rinvio degli sgomberi che finisce solo per "galvanizzare" chi occupa. Gli immobili occupati abusivamente, appena la Procura ordina lo sgombero, - afferma la Cassazione - devono essere subito liberati dalle forze dell'ordine e il Ministero dell'Interno non può compiere scelte "attendiste" perché altrimenti garantirebbe "non l'ordine, ma il disordine pubblico" mentre "dove è più intollerabile il sopruso, là più forte deve essere la reazione dello Stato di diritto".

Così i supremi giudici hanno dato ragione ai proprietari di 50 appartamenti occupati contro l'inerzia del Viminale che per sei anni rimandò lo sgombero.

"La politica di welfare per garantire il diritto ad una casa non può compiersi a spese dei privati cittadini, i quali già sostengono un non lieve carico tributario, specie sugli immobili, per alimentare, attraverso la fiscalità generale, la spesa per lo stato sociale", aggiunge ancora la Cassazione con la sentenza 24198 che accoglie il ricorso di due società titolari di 50 appartamenti, 32 in un lotto a Firenze in Via del Romito, e 18 in un lotto a Sesto Fiorentino in Via Primo Maggio. Tra il dicembre 1993 e il maggio 1994, i due stabili vennero occupati da attivisti del 'Movimento per la casa'. Nonostante la Procura fiorentina in breve tempo avesse dato l'ordine di sgombero, il Prefetto e il Questore rinviarono per sei anni l'intervento "per evitare disordini e tutelare l'ordine pubblico".

Contestando questa scelta, gli 'ermellini' affermano che "se l'amministrazione intenda dare alloggio a chi non l'abbia, la via legale è l'edificazione di alloggi o l'espropriazione di private dimore secondo la legge e pagando il giusto indennizzo, e non certo garantire a dei riottosi, perchè di questo si è trattato, il godimento dei beni altrui". Per la Cassazione, le due società hanno diritto ad ottenere dal Ministero dell'Interno il risarcimento dei danni patiti a causa delle scelte attendiste che hanno "violato e compresso il loro diritto di proprietà", garantito dalla Carta di Nizza, dalla Corte di Strasburgo e dalla Costituzione, e ora la Corte di Appello di Firenze deve calcolare i danni prodotti da questo "incredibile ritardo".

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