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14 Settembre 2016

Caltagirone, sindacati contro i 106 licenziamenti

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Cgil, Cisl e Uil uniti contro la decisione di Cementir, che ha annunciato di voler licenziare un terzo dei suoi dipendenti: 106 lavoratori, di cui 96 operai e 10 quadri e impiegati, distribuiti nei vari centri e stabilimenti della multinazionale del calcestruzzo che fa capo alla famiglia Caltagirone. Da Taranto, dove gli esuberi previsti sono 47, ad Arquata Scrivia, in provincia di Alessandria, dove saranno in 25 a perdere il posto. E poi 21 a Spoleto (provincia di Perugia), 10 a Maddaloni (Caserta), 2 a Civitavecchia e uno a Roma.

Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil contestano che una quota così sostanziosa di licenziamenti non giustificabile dai conti del Gruppo. Cementir ha annunciato utili per 800 mln e ha comprato poche settimane fa la divisone cemento e calcestruzzo di Sacci spa. "Con l'acquisizione degli asset belgi di HeidelbergCement, che ci posiziona al centro dell'Europa e con la chiusura dell'acquisizione del ramo d'azienda Sacci, abbiamo completato la nostra strategia e ora siamo presenti in tutti i mercati principali del Vecchio Continente compresi tra la Scandinavia e l'Italia" aveva detto Caltagiore al Sole 24 Ore il 25 luglio. 

Secondo i sindacati “il gruppo Caltagirone è venuto meno agli accordi. A maggio, infatti, al termine di un vertice tra sindacati, istituzioni locali e rappresentati di Cementir, era stata prospettata la concreta possibilità di un assorbimento degli esuberi “nel caso in cui una delle sue società si fosse aggiudicata i lavori per il Terzo Valico“. Ora che la Betontir, una delle controllate dell’azienda, ha avuto l’appalto, perché quell’accordo non viene rispettato?”. 

Nei prossimi giorni la rappresentanza sindacale annuncerà le azioni che intende intraprendere.

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