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RE ITALY Meeting 29 ottobre in Borsa Italiana. Riuscire a svolgere un convegno in presenza, anche se riservato ai 50 relatori presenti sul palco, è stato senza dubbio un successo. Non solo per Monitorimmobiliare ma per l’intero settore. È stato un segnale, come lo fu a giugno il primo evento in Italia post lockdown con l’edizione estiva di RE ITALY, di forza, resilienza, voglia di fare nonostante tutto. Come per tante aziende, l’alternativa era di migrare totalmente sull’evento online. Una soluzione più semplice, senza investimenti, che avrebbe giustificato anche l’eventuale approssimazione del risultato. Abbiamo invece scelto diversamente, non di rischiare nel senso di andare oltre il limite del buon padre di famiglia, ma di impegnarci ancora di più. Le difficoltà per svolgere qualsiasi attività oggi si sono moltiplicate ma non possono essere una facile motivazione per evitare la sfida.
In questo periodo si sente troppo spesso “causa di forza maggiore” come scusa per evitare qualsiasi impegno e responsabilità: il corriere passa in ritardo e il cliente non riceve il materiale perché c’è il Covid, non è colpa di nessuno “causa di forza maggiore”. Non si effettua un sopraluogo per valutare un investimento perché c’è il Covid, non è colpa nostra ma “causa di forza maggiore”. Un’operazione immobiliare è rimandata perché il finanziamento non arriva per “causa di forza maggiore”.
Troppo facile fermarsi in questo periodo. Arriveranno tempi ancora più difficili e a fermarsi saranno in tanti, ma questa volta non per forza maggiore ma perché il mercato chiuderà le porte. È ormai evidente che assisteremo a un diluvio nei prossimi tempi. Nell’immobiliare forse meno che in altri settori, ma sempre di diluvio si parla. Perché lo abbiamo visto e sentito dai relatori di RE ITALY Meeting, è in arrivo un fiume di nuovi crediti deteriorati con sottostante immobiliare. In Italia Gilli presidente di Intrum ne prevede di nuovi per 120 miliardi di euro nei prossimi 3 anni. L’80% delle sofferenze arriverà da imprese ormai in crisi irreversibile, secondo quando spiegato da Riccardo Serrini di Prelios. Tanto lavoro per gli investitori, per i servicer, per una lunga serie di aziende e professionalità. Ma gli altri? Alcuni si stanno muovendo, con molta attenzione, ma si stanno muovendo. Altri paiono fermi forse perché la propria struttura è ormai esposta troppo a settori che stanno risentendo profondamente dell’emergenza. L’effetto per l’immobiliare, e non serve la sfera di cristallo, sarà una vasta riduzione del personale e molti giri di poltrone nelle aziende. Alcune imprese passeranno di mano non avendo risorse finanziare proprie per ricapitalizzare, altre cambieranno modello di business. La liquidità è l’unica cosa che non manca, anche col Covid, ma gli investitori saranno sempre più esigenti. Certo è che Milano rimarrà il centro dell’attività d’investimento e non mancherà certo l’interesse anche dall’estero.
In definitiva, a parte capire quando finirà l’emergenza sanitaria, non cambierà niente nel settore. I deboli soccomberanno, i forti diventeranno ancora più forti. Di sicuro cambieranno molti nomi negli organigrammi. Per ora assistiamo a un florilegio di previsioni, ovviamente positive per la propria attività, che saranno puntualmente smentite dai fatti. Onore allora a quanti non si lasciano tentare dai 5 minuti di celebrità ammettendo di non avere elementi per valutare come sarà il futuro. Perché non li ha nessuno, oggi. Colpisce l’onestà intellettuale di Davide Albertini Pedroni, DG di Risanamento: “Non ho elementi per proporre scenari sull’immobiliare del dopo Covid. So però che alcuni strumenti, come la possibilità di abbattere e ricostruire l’esistente, saranno cruciali per realizzare quanto servirà nella nuova normalità”. Chiaro, lucido, condivisibile. Un esempio da seguire.
Una sola certezza: le grandi imprese del settore, non quelle di cui si parla ogni giorno sui giornali ma quelle grandi davvero, possono investire oggi con successo in qualsiasi settore. Hanno la forza finanziaria di attendere che il mondo riparta. Male che vada cambieranno i vertici ma l’esistenza dell’impresa non è mai in dubbio. Gli altri, i comuni mortali, hanno bisogno di confrontarsi ogni giorno per aggiornare la rotta.
E non invocare la causa di forza maggiore, non basterà a restare sul mercato.
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