Ultime notizie

18 Agosto 2023

UE: neolaureati al record di occupazione nel 2022, Italia in fondo alla classifica

di Maurizio Cannone, direttore Monitor

Condividi:
Facebook
Linkedin
Twitter
Whatsapp
16x9
Angle Left
Angle Right

Lentamente stiamo recuperando il numero di posti disponibili negli alloggi per studenti, ma forse dovremmo chiederci cosa faranno questi giovani dopo la laurea. Perché, se il costo di una sistemazione è in costante crescita, abbiamo un problema di sostenibilità economica se poi i neolaureati non trovano lavoro.

 

Secondo Eurostat i neolaureati italiani hanno il più basso tasso di occupazione nell'Unione europea.

 

Nel 2022, l'82,4% dei neolaureati di età compresa tra 20 e 34 anni nell'Ue era occupato, contro il 65,2% dell'Italia. Dal 2014 al 2022, il tasso di occupazione per questo gruppo è aumentato di 7 punti percentuali, mostrando una costante tendenza al rialzo interrotta solo dalla pandemia di Covid-19. Nel 2022, a livello nazionale, i tassi di occupazione dei neolaureati erano più alti in Lussemburgo e Paesi Bassi (entrambi 93%), Germania (92%) e Malta (91%). Nel frattempo, i tassi più bassi sono stati segnalati in Italia (65%), Grecia (66%) e Romania (70%).

 

Il tasso di occupazione nel 2022 ha segnato un nuovo picco, superando il precedente massimo dell'81% raggiunto nel 2018, tasso che era rimasto invariato nel 2019. Il tasso di occupazione dei neolaureati maschi è stato costantemente superiore a quello delle neolaureate. Tuttavia, nel 2022, il divario si è ridotto a 2 punti percentuali, segnando la disparità minore registrata nell'arco di otto anni dal 2014 al 2022. Nel frattempo, la disparità maggiore tra il 2014 e il 2022 è stata registrata nel 2019 (4 punti percentuali).

 

"Le disparità nei tassi di occupazione - ha evidenziato Eurostat - possono essere spiegate dalla natura dei campi studiati, in quanto vi sono differenze nella domanda del mercato del lavoro. Le donne e gli uomini tendono a studiare campi diversi: ad esempio, una percentuale maggiore di studenti di scienze e tecnologia tende ad essere di sesso maschile".

 

Sempre in base ai dati dell'Istituto di statistica europeo, l'Italia è tra i paesi peggiori anche in termini di numero di laureati con il 29% di laureati nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni nel 2020. Il nostro Paese resta quindi ancora lontano dalla media europea e dall'obiettivo del 45% entro il 2030 fissato da Bruxelles. La quota italiana di laureati è superiore infatti solo a quella della Romania, pari al 25%. In testa alla classifica c'è Lussemburgo (61%), seguito da Irlanda e Cipro (entrambi 58%), Lituania (56%) e Paesi Bassi (52%).

 

In totale, nel 2020 il 41% della popolazione di età compresa tra 25 e 34 anni ha completato l'istruzione universitaria nell'Ue. Le quota delle donne laureate (46%) è risultata decisamente superiore a quella degli uomini (35%). Il divario di genere, osserva Eurostat, è aumentato nel tempo: da 9,4 punti percentuali registrati nel 2011 a 10,8 nel 2020. La quota di uomini laureati è infatti cresciuta negli ultimi dieci anni, ma ad un ritmo più lento rispetto a quello delle donne

 

7x10

È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Castello SGR investe 135 milioni nel primo Nobu Hotel in Ital