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9 Maggio 2014

Sopaf: in carcere i Magnoni, truffarono Inpgi ed Enpam con il Fip

di G. N.

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Sono state eseguite dalla Gdf di Milano sette ordinanze di custodia cautelare ordinate dal Pm Gaetano Ruta in merito alle indagini in corso su Sopaf.

 

Tra i nomi eccellenti destinatari del provvedimento ci sono i tre fratelli Magnoni – Ruggero, Aldo e Giorgio – dominus della società e noti finanzieri a livello internazionale, tutti coinvolti nell'inchiesta sulla fine dell'ex società finanziaria, quotata in Borsa sino alla messa in liquidazione.

 

I reati contestati sono, a vario titolo, associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa, appropriazione indebita e frode fiscale.

 

Tra le vittime dei tre fratelli ci sarebbero in particolare enti previdenziali.

 

La truffa ammonta a 79 milioni di euro e gli enti danneggiati sono la Cassa di previdenza dei ragionieri e dei periti per 52 milioni di euro, l'Inpgi (giornalisti) per 7 milioni di euro e l'Enpam (medici) circa 20 milioni di euro.

 

Gi indagati, si legge negli atti dell'inchiesta, “abusando delle disponibilità economiche raccolte nell'ambito della attività di Adenium Sgr (interamente controllata da Sopaf), si appropriavano indebitamente della somma complessiva di 52 milioni di euro conferita dalla Cassa di ragionieri e periti commerciali, trasferendo le somme sottratte a più riprese, estero su estero, in modo da occultarne la provenienza delittuosa e agevolarne il riciclaggio e il reimpiego una volta rientrate in Italia”.

 

Attraverso un sistema di controllate estere e con il transito su conti correnti in paradisi fiscali, come Bermuda e Mauriocius, i soldi investiti dall'ente rientravano poi in Italia a disposizione degli arrestati.

 

Il meccanismo utilizzato per la truffa ai danni di Inpgi ed Empam prevedeva invece l'acquisto di quote del Fondo immobili pubblici (Fip) istituito dal ministero dell'Economia attraverso la mediazione di Sopaf, che gestiva parte del patrimonio degli enti stessi.

 

In pratica Sopaf agiva in conflitto d'interesse, acquistando quote del fondo e rivendendole a Inpgi ed Enpam dopo un breve periodo a prezzi maggiorati e ricavando un profitto ritenuto illecito per un totale dio 27 milioni di euro.

 

Tra i reati che contribuiscono a formare l'impianto per l'accusa di associazione a delinquere a carico dei tre fratelli c'è anche una truffa ai danni di Carife (Cassa di Risparmio di Ferrara) da 17 milioni di euro per cui i Magnoni sono già stati condannati in primo grado.

 

La truffa si riferisce ad alcune operazioni immobiliari legate ai progetti Milano Santa Monica e MiLuce.

 

Oltre a truffare i clienti, inoltre, gli arrestati avrebbero danneggiato e truffato anche azionisti e creditori di Sopaf.

 

Secondo il Pm milanese, infatti, il patrimonio della società è stato dissipato in particolare “attraverso una operazione straordinaria di acquisizione della partecipazione di Banca Network Investimenti”.

 

Gli indagati avrebbero omesso “di svolgere una adeguata verifica sui profili rilevanti di natura finanziaria e patrimoniale della partecipata, nonché sugli aspetti organizzativi e gestionali e, in generale, sui rischi connessi alla acquisizione della partecipazione suddetta».


Inoltre Sopaf, società in concordato preventivo e che quindi non avrebbe dovuto realizzare operazioni straordinarie sul capitale proprio o di controllate, avrebbe finanziato in conto capitale e a fondo perduto la “partecipata e il veicolo utilizzato per detenere parte delle quote, Petunia spa, sino a raggiungere la soglia di oltre 100 milioni di euro, nonostante risultati di esercizio sempre fortemente negativi, al punto da dovere integralmente svalutare la partecipazione nel bilancio al 31 dicembre 2011 e approvavano una transazione con il Banco popolare, siglata dal consigliere delegato nel settembre 2009, fortemente penalizzante per la società, imponendo la rinuncia a qualsivoglia pretesa dietro il pagamento di un corrispettivo, pari a 3,8 milioni di euro, del tutto inadeguato”.

 

A completare il quadro vengono poi evidenziate tutta una serie di operazioni che hanno portato alla distrazione di ulteriori 25 milioni di euro che facevano parte del patrimonio di Sopaf.

 

Si tratta nella maggior parte dei casi di pagamenti vari per operazioni di varia natura, spesso economicamente non giustificabili, riconosciuti a società controllate e poi passati da queste a società offshore, agli amministratori o a società a essi riconducibili.

 

Oltre ad eseguire gli arresti, la Gdf ha sequestrato 65 immobili la maggior parte nel centro di Milano riconducibili agli indagati, una decina in tutto oltre agli arrestati, villette residenziali, autovetture ed ha bloccato oltre 250 rapporti bancari in varie parti d'Italia.

 

Quanto ai personaggi coinvolti, Ruggero Magnoni, attuale membro del cda di Immsi, è stato vice presidente per l'Europa di Lehamn Brothers, presidente in Italia di Nomura e ha partecipato alla scalata Telecom di Roberto Colaninno.

 

Anche il fratello Aldo ha avuto un ruolo nella scalata alla società telefonica, essendo considerato l'ideatore dell'Oak Found, il fondo principale finanziatore degli scalatori e balzato agli onori delle cronache in quanto considerato vicino al Pds-Pci.

 

Giorgio è stato amministratore delegato di Sopaf prima che fosse messa in liquidazione e il figlio Luca ne era consigliere.

 

Il padre di Ruggero, Aldo e Giorgio, Giuliano, fu socio e consuocero del finanziere Michele Sindona.

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