Le agevolazioni fiscali sull’acquisto delle abitazioni all’asta hanno consentito di aumentare e velocizzare le operazioni di compravendita: lo scorso luglio, nell’ultimo studio effettuato, abbiamo potuto osservare una diminuzione del 31% degli immobili in vendita forzata presenti sul mercato rispetto ad appena sei mesi prima.
Tali misure, introdotte a inizio 2016 e poi rafforzate, sono scadute il 30 giugno e non sono state riproposte nella legge di bilancio attualmente in discussione. Esiste però un ordine del giorno che chiede al Governo di ripristinarle ed è auspicabile che tale invito sia raccolto perché si tratta di un provvedimento efficace e di buon senso.
Sulle aste immobiliari si sono fatti notevoli passi in avanti negli ultimi anni, coinvolgendo il mondo delle professioni e rendendo le procedure sempre più accessibili e trasparenti. Migliaia di persone sono riuscite a coronare il sogno di avere una casa di proprietà e la digitalizzazione sta ulteriormente allargando i confini della partecipazione. A ciò hanno contribuito anche le agevolazioni che prevedevano imposte di registro, ipotecaria e catastale forfettarie, nella misura di 200 euro ciascuna: cifre che rendono ancora più appetibile l’acquisto di un bene di solito già disponibile a prezzo di saldo.
Ciò ovviamente rispondendo a determinati requisiti, in modo da frenare le mire di semplici speculatori: bisogna comprare l’immobile come prima casa, impegnarsi a non rivenderlo prima di cinque anni e non avere già usufruito delle agevolazioni sull’acquisto dell’abitazione principale. Inoltre, l’immobile in questione non deve essere di lusso e deve trovarsi nel territorio del comune in cui l’acquirente ha o stabilisca, entro 18 mesi, la propria residenza. Lo stesso trattamento si può applicare anche alle imprese, a patto che le stesse si impegnino a rivendere l’immobile entro cinque anni. Annullare gli effetti positivi di tali agevolazioni non costituirebbe una scelta lungimirante.