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12 Luglio 2018

Legambiente: Se il costruttore decide il futuro di Roma

di Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale Legambiente

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Nascerà accanto al nuovo stadio a Tor di Valle una City di uffici come Roma non ne ha mai conosciute.

E saranno tre grattacieli dell'archistar Daniel Libeskind a segnare l'immagine della città per chi arriva da Fiumicino. Mentre tutta l'attenzione finora si è concentrata sulla nuova arena, di questo intervento si sa molto poco, a parte il nome dell'architetto delle torri e i numeri dell'intervento che sono, e saranno, al centro di forti polemiche perché enormi e non previsti dal piano regolatore. Come è tradizione dell'urbanistica romana infatti il progetto del quartiere viene deciso dal costruttore. Secondo una prassi che non esiste in nessun altra città europea - e condivisa dagli urbanisti di sinistra -, una volta stabilite le volumetrie e gli impegni (i cosiddetti standard) non compete al Comune occuparsi di cosa e come si costruisce.

A meno che non si voglia approfittare della grande attenzione che ha generato il nuovo stadio per aprire un confronto quanto mai urgente e nell'interesse della città. I grattacieli possono piacere o meno, ma è giusto che sia il signor Luca Parnasi a decidere che in quell'area debbano nascere strutture alte (pare) oltre 200 metri? Sorprende che la soprintendenza abbia dato parere positivo quando, altre volte e per interventi molto meno rilevanti, abbia imposto un netto stop. Tralasciando il dibattito sullo sviluppo in altezza della città che, va detto, è supportata da solidi argomenti ambientalisti, sembra arrivata l'ora di affrontare la vera questione, ossia il progetto della Roma del futuro.

La qualità che invidiamo agli interventi su Barcellona, Berlino o Parigi, dipende soprattutto da un diverso rapporto tra pubblico e privato. Dove gli imprenditori lavorano in una visione della città e con regole trasparenti - per esempio sullo spazio pubblico e la mobilità -, decise da chi ha la responsabilità di tutelare l'interesse generale, informando i cittadini, coinvolgendoli e magari organizzando concorsi. Sarà l'imprenditore a decidere se chiamare Libeskind, Renzo Piano o qualche amico a progettare gli edifici, ma è il Comune a decidere se costruire grattacieli o tessuti urbani con piazze e piste ciclabili, tram. Roma ha assoluto bisogno di mettere in movimento progetti e idee per riqualificare le proprie periferie e costruire una prospettiva per uscire dalla drammatica crisi dell'edilizia.

Che vi sia bisogno di qualità e regole nuove risulta del resto evidente guardando le nuove strade di Bufalotta o Tor Pagnotta o degli altri interventi intorno al Gra. Dove migliaia di abitazioni sono vuote, perché invendute, dentro palazzi tutti uguali e spazi pubblici anonimi. Cambiare la burocrazia capitolina e le abitudini dell'edilizia romana è sicuramente una sfida più difficile di quella lanciata dal nuovo stadio, ma più utile e importante. Vedremo tra qualche anno se la giunta Marino sarà ricordata solo per l'intervento a Tor di Valle.

Dal Corriere della Sera del 22 settembre 2014

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