L'Unione Europea continua sulla strada della sostenibilità con la direttiva sulle filiere delle grandi imprese.
Con la riconferma per un secondo mandato di Ursula von der Leyen come Presidente della Commissione e con l'impegno programmatico per un "new Clean Industrial Deal" nei primi 100 giorni, l'UE mostra di voler proseguire sulla strategia della sostenibilità ambientale e sociale.
In questo quadro si inserisce la pubblicazione della Direttiva 2024/1760 del 13 giugno 2024 (CSDDD - Corporate sustainability due diligence) che vincola le grandi imprese ad assolvere il dovere di diligenza in materia di diritti umani e ambiente non solo per quanto riguarda le attività proprie e delle filiazioni ma anche per quelle dei partner commerciali all'interno della supply chain.
Gli effetti della Direttiva sono, dunque, ben più ampi rispetto alle grandi imprese (società madri e le imprese dell'UE e di Paesi terzi con più di mille dipendenti e un fatturato netto globale superiore a 450 milioni); la forza della Direttiva è soprattutto nel coinvolgimento dell'intera filiera che costituisce l'anello debole del rispetto delle regole in tema di sostenibilità. Basti ricordare le recenti vicende che hanno coinvolto alcuni brand della moda per il trattamento dei lavoratori di aziende incaricate di fasi delle lavorazioni. E per spostare l'attenzione sul settore immobiliare non è difficile prevedere che la nuova normativa avrà un effetto diretto sul settore delle costruzioni responsabilizzando maggiormente le imprese rispetto alla tutela dei lavoratori di tutte le imprese che operano (più o meno regolarmente) nei cantieri o nelle forniture.
In ogni caso, la Direttiva fornisce l'occasione alle PMI corrette di fornire adeguate garanzie e di soppiantare le aziende gestite in modo illegale o inquinanti, specie se di Paesi tolleranti.
La nuova Direttiva, da recepire entro due anni, si pone in continuità con la CSRD (direttiva EU 2022/2464 - Corporate sustainability reporting directive) rafforzando le norme di rendicontazione di sostenibilità per gli aspetti ambientali, sociali e di governance. Si chiude così un cerchio con disposizioni sulla sostenibilità ambientale e sociale che tendono a riguardare progressivamente tutta l'economia europea.
In concreto la Direttiva prevede di: integrare il dovere di diligenza nelle politiche e nei sistemi di gestione del rischio; valutare le attività dell'impresa per individuare le aree a rischio di impatti negativi sui diritti umani e ambientali; adottare misure appropriate per la prevenzione, quali garanzie contrattuali e piani d'azione con investimenti finanziari e non finanziari e modifiche alle strategie commerciali; prevedere canali di reclamo da parte di persone o organizzazioni che nutrono preoccupazioni circa possibili effetti negativi delle attività; coinvolgere i dipendenti dell'azienda, delle controllate e dei partner commerciali, i consumatori, le istituzioni e le organizzazioni per i diritti umani e l'ambiente; monitorare e verificare l'efficacia delle misure con riferimento alle proprie attività e alla catena di valore; rendicontare la politica e le misure di due diligence in conformità alla CSRD, salvaguardando i segreti commerciali.
In caso di inadempienza, la CSDDD prevede il risarcimento da parte delle aziende dei danni causati dalla mancata adozione delle misure appropriate per prevenire, mitigare, far cessare gli impatti negativi derivanti dalle loro operazioni e da quelle dei partner commerciali. Non mancano una rete europea delle autorità di controllo e ammende fino al 5% del fatturato netto mondiale.
È verosimile che la Direttiva contribuirà ad aumentare la forbice tra l'impegno dell'UE sui temi della sostenibilità e dei diritti umani rispetto a quello del resto del mondo, molto meno sensibile e interessato piuttosto a giocare la partita della competition in laxity. Ma questo è solo uno dei fattori geopolitici che hanno ormai messo in crisi la tradizionale ripartizione delle catene globali del valore e l'interdipendenza dei mercati, che tendono ora a rinchiudersi in aree omogenee il più possibile autonome.
In questa logica, la salvaguardia di un mercato europeo sostenibile, specie in settori nei quali l'attenzione dei consumatori e degli investitori è molto alta, potrà configurarsi come un punto di forza piuttosto che come un elemento di debolezza.