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6 Agosto 2014

Italia in recessione tecnica, Confedilizia:la fiscalità smodata non aiuta

di F.L.

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Nessuna meraviglia dai dati Istat, che vedono l’Italia in recessione tecnica. Il commento del Presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani (foto), è netto: “Finchè non riprenderà l'investimento in immobili, che trascina con sè 46 settori, l'economia non crescerà”.

Non sarà la “smodata fiscalità” ad aiutare il nostro Paese nella ripresa, sostiene Sforza Fogliani, che sostiene come le risorse non vadano cercate nell’ “oppressione del settore e, in modo diffuso, di qualsiasi ceto” ma nei “patrimoni mobiliari dei grossi speculatori”.

“Chi ha voluto questo disastro solo per fare subito cassa – aggiunge - ne faccia pubblica ammenda: non avevamo importato la crisi finanziaria statunitense e abbiamo creato la crisi in casa”.

Fa eco il presidente di Confesercenti Marco Venturi, che sostiene: “I dati disastrosi del Pil sono una
nuova mazzata. L’Italia è in quarantena da undici trimestri, mentre aumenta il rischio di gettare al vento anche il 2014. Se l’anno terminasse, secondo le stime Istat, con un -0,3% di Pil, secondo i nostri calcoli l' aggravio di spesa pubblica sarebbe nell'ordine di 10-15 miliardi di euro, ovvero preziose risorse sottratte alla crescita”.

Concorda l’ufficio studi di ImpresaLavoro, secondo cui “con questi numeri il governo rischia
di trovarsi le mani legate. Da un lato ha molte meno risorse libere da impiegare per lo sblocco dei crediti della Pa (che andranno saldati entro il 21 settembre), dall'altro non potrà ricorrere agevolmente a nuovo debito”.

“Per raggiungere una crescita dello 0,3% - calcola infine l’Ufficio Studi di Confcommercio – a questo punto non basta abbandonare la recessione ma è necessaria una robusta doppia accelerazione dello 0,8% congiunturale, un evento statisticamente infrequente per l'Italia. La nostra economia è paralizzata dalla sensibile caduta della domanda interna tanto per consumi quanto per investimenti, non più risollevatasi dall'acuta recessione del 2008-09. Anche il contributo della domanda estera sembra indebolirsi, peggiorando le prospettive a breve termine.

Quello che serve è uno shock forte al sistema produttivo che può derivare solo da riforme economiche di ampio respiro, accompagnate da una semplificazione e da una maggiore efficienza del quadro istituzionale, con l'inderogabile obiettivo di ridurre la spesa pubblica improduttiva e, finalmente, tagliare le tasse su tutte le
famiglie e tutto il sistema produttivo”.
 
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