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Il Comune di Milano chiude lo Sportello Edilizia. E poi?
di Maurizio Cannone
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Sta facendo discutere la chiusura al pubblico dello Sportello Edilizia del Comune di Milano. Tra cantieri sequestrati e inchieste della Procura, l’amministrazione ha ritenuto di sospendere ogni contatto informale tra dipendenti dell’ufficio e utenti per evitare interazioni opache. Autorizzazioni edilizie, permessi di costruire, varianti, volumetrie sono certo operazioni delicate ma blindare tutto per non cadere in situazioni che possano essere oggetto di indagini appare spropositato.
In particolare quando si sta vivendo una situazione di alta tensione come quella di Milano in particolare dopo il sequestro dei giorni scorsi dello studentato Scalo House del Gruppo Green House: due edifici residenziali di 8 e 13 piani oltre uno studentato già abitato, qualcosa che sta facendo tremare davvero il mercato immobiliare degli investitori.
Intanto alla Camera il decreto definito Salva Milano è in attesa di un parere presso la Commissione Ambiente, nonostante dalla scorsa estate fosse stato dato come di immediata approvazione.
Forse sarebbe meglio non chiamarlo Salva Milano perché i motivi di contestazione sono molto simili in tutta Italia. In ogni Comune si è arrivati a una propria interpretazione della normativa, fino a prova contraria in buona fede, che potrebbe essere messa in discussione in ogni momento.
Da anni i funzionari pubblici vivono nel terrore della firma sui documenti temendo azioni di responsabilità, ma a cosa serve chiudere gli uffici? Se un architetto dovesse mai parlare con un funzionario potrebbe convincerlo a delegare dalle norme? Forse non è questa la strada. Certo, il Comune è ormai comprensibilmente in stato di allerta, ma serve trovare una strada per arrivare a una soluzione.
Milano è il cuore dell’economia italiana. Se ci sono state responsabilità che vangano individuate rapidamente e puniti quanti sono coinvolti. Ma non si blocchi oggi la città di Milano, domani potrebbe capitare in tutta Italia.
La politica decida rapidamente senza valutare l’opportunità di partito perchè i malpensanti parlano di un complotto per favorire la piazza di Roma riguardo ai progetti immobiliari. Che a Roma dimostrino che non è così, perché altrimenti il dubbio potrebbe prendere piede.
Ricordando che se gli investitori non trovassero opportunità a Milano non andrebbero automaticamente a Roma. Una Fiat Punto resta una Fiat Punto anche con stemma Ferrari, parafrasando un’idea stravagante di un politico del passato.
Tutte le categorie del settore hanno manifestato profonda preoccupazione e tra queste l’Ordine degli Architetti di Milano ha sottolineato che “oltre a evocare, in maniera errata, una incomprensibile suggestione dell’esistenza di non meglio precisati rapporti di non corretta informalità, che non restituisce giustizia alla professionalità e serietà né dei dipendenti comunali né dei cittadini e dei loro professionisti, che interloquiscono quotidianamente con l’amministrazione, questo provvedimento della dirigenza dell’urbanistica comunale sancisce un inammissibile ritorno ad un passato antecedente la legge n. 241/90 sulla trasparenza amministrativa e sul pieno diritto di partecipazione dei cittadini all’attività amministrativa” ha detto Federico Aldini, presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Milano.
Che descrive un futuro preoccupante: “da oggi, infatti, a voler seguire la citata disposizione n. 9/2024, l’unica modalità di dialogo con l’amministrazione rischia di diventare - per chi se lo potrà permettere - quello delle diffide legali a funzionari e dirigenti, per ottenere risposte circa lo stato dei procedimenti. In assenza di queste risposte scatteranno inevitabili ricorsi giurisdizionali contro il silenzio-inadempimento, e con essi le richieste di danni da ritardo ai medesimi funzionari e dirigenti. Poiché non possiamo in nessun modo credere che sia questo panorama ciò che il Comune di Milano pensa e vuole, invitiamo l’amministrazione a ritirare questo provvedimento contro il quale, in caso contrario, l’Ordine valuterà come agire a tutela del pubblico interesse e dei propri iscritti”.
Dobbiamo pensare al prossimo futuro costellato da ricorsi su ricorsi legali che allungano i tempi, aumentano i costi e distruggono valore? E lasciano senza lavoro le persone.
Non si può fermare una città in questo modo. Si faccia chiarezza e si riparta al più presto. Proprio ieri la Caritas ha diffuso i dati sulla povertà, in costante aumento.
Qualcuno ne sente la responsabilità?
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: IGD: crescita sostenibile al cent
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