Un giudice dell'Alta Corte di Hong Kong, Linda Chan, ha rinviato al 29 gennaio il termine entro il quale il gruppo immobiliare cinese Evergrande deve presentare il suo piano di ristrutturazione e cercare di evitare la liquidazione.
Lo scorso anno i creditori di quello che una volta era il più grande promotore immobiliare della Cina e che oggi ha dichiarato una passività di oltre 300 miliardi di euro hanno presentato contro il Gruppo un’istanza di liquidazione.
Il caso si è trascinato mentre le parti cercavano di negoziare un accordo extragiudiziale. Nel marzo scorso, l’ex colosso immobiliare ha offerto ai creditori la possibilità di scambiare il proprio debito con nuovi titoli emessi dalla società e azioni di due filiali, la Evergrande Property Services Group e la Evergrande New Energy Vehicle Group.
I negoziati successivi si sono interrotti a settembre, quando il presidente della società, Hui Ka Yan, è finito agli arresti domiciliari perché sospettato di illeciti. Nello stesso mese, il Gruppo aveva annunciato l'arresto di alcuni dipendenti di una delle sue filiali, senza specificare il loro numero né le accuse a loro carico. Secondo il media Caixin, erano finiti in manette anche due ex dirigenti di Evergrande.
Evergrande è andato in default nel 2021 ed è diventato, insieme a Country Garden, il simbolo della crisi immobiliare cinese, che dura da anni e che sta sollevando timori per l'impatto potenziale sul rallentamento della seconda economia mondiale: nei primi 10 mesi del 2023, infatti, le vendite sono calate del 6,8%, dopo la contrazione del 7,5% registrata tra gennaio e settembre. A picco anche gli investimenti nel comparto: -9,1 nei primi nove mesi, -9,3% da gennaio a ottobre.
Nello stesso periodo, l’avvio di nuovi lavori misurato in base alla superficie è sceso del 23,2% annuo, dopo un crollo del 23,4% nei primi nove mesi. I fondi raccolti dagli sviluppatori immobiliari sono calati dell'11% dopo la diminuzione del 13,5% da gennaio a settembre.
