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27 Giugno 2023

Fondi pensione, Covip: Q1 2023, iscritti e rendimenti in crescita

di red

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A fine marzo 2023, le posizioni detenute presso le forme pensionistiche complementari ammontano a 10,4 milioni, registrando un incremento di 119.000 unità rispetto alla fine del 2022. Queste posizioni includono anche coloro che partecipano a più forme pensionistiche contemporaneamente, e corrispondono a un totale di iscritti pari a 9,350 milioni (+1,2%). Sono questi i dati che emergono dalla relazione di marzo 2023 della Covip (Commissione di vigilanza sui Fondi Pensione).

Nel caso dei fondi negoziali, si evidenziano 67.000 posizioni in più rispetto alla fine dell'anno precedente (+1,8%), raggiungendo un totale di 3,873 milioni. Quasi la metà di questo incremento, circa 30.000 unità, è dovuta alle adesioni contrattuali nel settore edile. Inoltre, sono state registrate circa 9.000 unità aggiuntive nel fondo del pubblico impiego, dove è attivo un meccanismo di adesione, anche tramite silenzio-assenso, per i lavoratori di nuova assunzione. 

Per quanto riguarda le forme pensionistiche di mercato, si osservano 29.000 posizioni in più nei fondi aperti (+1,6%) e 18.000 posizioni in più nei PIP (+0,5 %). Alla fine di marzo, il totale delle posizioni detenute in queste forme ammonta, rispettivamente, a 1,871 milioni e 3,716 milioni di unità.

Le risorse in gestione e i contributi

Le risorse destinate alle prestazioni sono, a fine marzo 2023, pari a 211 miliardi di euro, rispetto ai 205 miliardi di dicembre 2022. L'aumento è dovuto per circa due terzi al miglioramento dei corsi dei titoli in portafoglio e per il rimanente terzo ai flussi contributivi al netto delle uscite. Nei fondi negoziali, l'attivo netto è di 63,3 miliardi di euro, crescendo del 3,7% rispetto a dicembre; esso totalizza 29,4 miliardi nei fondi aperti e 46,5 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 5 e il 2,1% in più nel confronto con la fine dell'anno precedente.

Nel corso dei primi tre mesi del 2023 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP sono stati pari a 3,6 miliardi di euro, con una crescita del 7,8 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2022. L'incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, variando dal 9,2% nei fondi negoziali e nei fondi aperti, al 4,7% nei PIP.

I rendimenti

Nei primi tre mesi del 2023 in tutte le tipologie di forme pensionistiche e in tutti i comparti si registrano in media risultati positivi, in particolare nelle gestioni con una maggiore esposizione azionaria, recuperando in parte le perdite in conto capitale rilevate nel 2022.

I comparti azionari hanno, infatti, registrato guadagni in media pari al 3,6% nei fondi negoziali, al 4,4 nei fondi aperti e al 3,4 nei PIP. Rialzi anche per le linee bilanciate, con rendimenti medi del 2,4% nei fondi negoziali, 3,3 nei fondi aperti e 2% nei PIP; più contenuti, ma ora tornati positivi, sono i rendimenti dei comparti obbligazionari e garantiti.

Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo che ai dieci anni da inizio 2013 a fine 2022 aggiunge anche i primi tre mesi del 2023, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano, per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 4,9 e il 5,2%; per le linee bilanciate, i rendimenti medi vanno dall'1,9% dei PIP di ramo III, al 2,8 dei fondi negoziali e al 3,1 dei fondi aperti. Viceversa, le linee garantite e quelle obbligazionarie pure mostrano rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell'1,9%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4%.

Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, gran parte dei comparti azionari e bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Essi mostrano anche una maggiore dispersione dei risultati rispetto alle altre tipologie di comparto per i fondi aperti e per i PIP di ramo III, ma non per i fondi negoziali. 

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