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21 Novembre 2023

Deficit, debito, spesa, cuneo, pensioni: l’Ue manda l‘Italia e la sua manovra dietro la lavagna

di Carlos Garcia

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Soltanto la sera prima, l’Italia calcistica di Luciano Spalletti aveva mandato involontariamente un messaggio al Governo: per essere promossi in Europa basta un pareggio. Giorgia Meloni (come chiunque ci fosse al suo posto) il pareggio dei conti lo vede col cannocchiale, e questo si sapeva. Che non pensava la presidente del Consiglio era di essere così lontana dagli equilibri richiesti dalla Commissione Ue da finire, addirittura, dietro la lavagna con la sua manovra. Non bocciata ma rimandata alla prossima primavera. Quando a Bruxelles avranno ben chiara la situazione economica del nostro Paese una volta chiuso l’anno, cioè quando avranno potuto esaminare i dati definitivi del 2023. Soltanto allora si saprà se la legge di Bilancio verrà promossa o se ci sarà di fare, in tutta fretta, qualche esame di riparazione (ossia, una manovra correttiva) per ribaltare l’eventuale giudizio negativo della Commissione Ue.

Non essere bocciati non significa non dover temere qualche punizione: l’Italia, infatti, rischia una procedura di infrazione per “squilibri macroeconomici eccessivi”.

Bruxelles esprime dei dubbi sul taglio del cuneo fiscale e sulle pensioni, guarda caso due dei cavali di battaglia del Governo. “Queste misure – sentenzia la Commissione – sono in parte compensate da risparmi di spesa ma il loro costo aggregato di tali misure sarà pari allo 0,7 % del Pil nel 2024 e si prevede che la maggior parte di esse avrà un effetto permanente”.

Sulla spesa primaria, la Commissione ritiene che, tutto sommato, l’Italia abbia accolto seriamente l’invito a seguire una politica più prudente per contenerla nel 2024. Il problema, però, non è quello che farà d’ora in poi ma quello che ha fatto nel 2023: ad avviso del Governo comunitario, il dato sulla stessa primaria è completamente fuori dai parametri indicati e dalle raccomandazioni fatte. Per dirla con le parole dell’Ue, la spesa primaria de 2023 è “significativamente” superiore al tetto richiesto. Per “significativamente” si intende almeno lo 0,6%.

I dubbi diventano dei veri e propri timori quando si parla di deficit e debito. La Commissione ricorda che già sei mesi fa, ovvero a maggio, aveva rilevato (e comunicato) la distanza rispetto al parametro del 3% di deficit e a quello del 60% di debito. Oggi, guardando a manovra presentata da Palazzo Chigi, ha ritenuto che i propositi del Governo non bastano a invertire la tendenza. Secondo l’Ue, dire che per quest’anno si attende un deficit al 5,3%, per il 2024 al 4%, per il 2025 poco sopra il 3% è essere troppo ottimistici (Bruxelles ritiene che non scenderà sotto il 4,3% tra due anni).

Se poi si parla di debito, i dati dicono che è in continuo aumento. D’altronde, era stata la stessa Commissione europea a fornire la scorsa settimana qualche dato in proposito: 139,8% sul Pil nel 2023, 140,6% nel 2024 e 140,9% nel 2025.

Fortuna che c’è il Superbonus. Almeno sull’eliminazione della maxi-detrazione per l’efficientamento energetico degli immobili l’Ue si è detta d’accordo con l’Italia. Anzi, la Commissione ha invitato il nostro Governo ad archiviare definitivamente gli incentivi per la spesa energetica che erano stati attivati dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Con ciò che risparmierà in erogazione di bonus – suggerisce l’Unione – si può cercare di controllare il disavanzo, quanto meno per ridurre il deficit di un punto percentuale.  

In sintesi, Giorgia Meloni e la sua manovra finiscono dietro la lavagna perché, secondo l’Europa, il suo Governo “ha compiuto progressi limitati per quanto riguarda gli elementi strutturali delle raccomandazioni di bilancio formulate dal Consiglio il 14 luglio 2023”. L’invito è sempre lo stesso: fare meglio e fare in fretta. Tenendo conto che decidersi ad attuare il Pnrr potrebbe essere di grande aiuto.

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