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“Le due disposizioni di servizio emanate mercoledì dal Comune destano profonde preoccupazioni negli operatori e in tutta la filiera delle costruzioni e non possono certamente rappresentare una soluzione alla situazione creatasi a seguito delle indagini della Procura. Senza entrare nel merito giuridico della vicenda, è evidente che l’applicazione ai procedimenti autorizzativi edilizi dei criteri delineati dalle suddette disposizioni di servizio avrà l’effetto non solo di aumentare la situazione già oggi diffusa di paralisi dell’attività edilizia per il futuro, ma di creare anche gravissime incertezze sui cantieri già in corso o in fase di partenza sulla base di titoli edilizi già efficaci e consolidati”.
Così Regina De Albertis, Presidente di Assimpredil Ance, l’Associazione delle imprese di costruzione edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza, ha commentato la situazione di grave incertezza che negli ultimi mesi attanaglia Milano per effetto delle indagini della Procura a cui purtroppo le recenti disposizioni dell’Amministrazione comunale sulle nuove procedure urbanistiche, che si sostituiscono alle normative comunali, regionali e nazionali utilizzate negli ultimi 20 anni, non danno adeguata risposta.
“Alla luce di queste nuove indicazioni, ad esempio, il proprietario di un’area di 200 mq sulla quale esiste un vecchio ufficio di 300 mq di SL, in caso di demolizione e ricostruzione per realizzare una casetta monofamiliare mantenendo la stessa volumetria di 300 mq, sarà costretto, poiché si supera l’indice di cubatura di 3mc su mq, ad avviare un piano attuativo, con tempi e procedure identici a quelli che interessano aree di ben più vasta dimensione. E, come è noto, a Milano i tempi medi di un piano attuativo non sono comunque inferiori a 4 anni.
Le conseguenze di tutto ciò sono presto dette: fallimento dei costruttori locali da sempre operanti sul territorio e storicamente dedicati a realizzare le case del ceto medio lombardo; sospensione degli interventi di bonifica e rigenerazione; blocco dei cantieri, anche di quelli di edilizia sociale e studentati; licenziamento di migliaia di operai; dissolvimento di tutta la lunghissima filiera del mondo delle costruzioni.
A ciò si aggiungono le gravi ricadute in termini di responsabilità in capo ai funzionari e ai dirigenti della macchina degli Uffici comunali sia per l’attività istruttoria svolta nel passato che per le valutazioni che dovranno compiere da oggi in poi. E a tutti loro va, naturalmente, la nostra assoluta solidarietà e comprensione.
Senza contare anche la fuga degli investimenti dei Fondi internazionali dall’Italia con l’enorme perdita di opportunità e di attrattività del nostro Paese. Perché, non lo dimentichiamo, questa situazione non è un problema solo di Milano o della Lombardia, ma di tutta l’Italia. Milano è solo l’inizio, poi l’onda lunga paralizzerà inevitabilmente tutto il resto del Paese”.
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