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28 Novembre 2023
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Sembra, ed è, lontano il periodo in cui le Casse di previdenza investivano i capitali versati dagli iscritti per acquistare immobili. Sarà per il mercato che non offre garanzie, sarà perché il legislatore non ha mai supportato la categoria, fatto sta che oggi 19 ottobre 2016 anche la Cassa dei Dottori Commercialisti (CNPADC) entra nel capitale della Banca d’Italia. L’investimento stabilito dalla CdA della Cassa è di 75 milioni di euro per acquistare l’1% del capitale di Bankitalia.
Renzo Guffanti, presidente di CNPADC: ”Questa operazione arriva a chiusura di un attento processo di valutazione, avvenuto nel pieno rispetto delle rigorose e certificate procedure della Cassa. L’investimento è risultato compatibile con il livello di rischio e con gli equilibri di lungo periodo propri di un ente di previdenza, e garantirà rendimenti superiori al nostro tasso obiettivo. L’acquisto di una quota del capitale di Banca d’Italia evidenzia l’attenzione che la Cassa dei Dottori Commercialisti riserva agli investimenti in Italia e, in generale, al rilancio dell’economia reale, già in atto con impieghi significativi anche nelle pmi, attraverso strumenti di private equity e private debt”.
Si allunga così l’elenco della Casse che hanno rilevato quote della Banca d’Italia: Inps, Cassa Forense (avvocati), Inarcassa (architetti e ingegneri), Enpam (medici e odontoiatri), Inaim, Enpaia (agricoltura), Cassa Ragionieri e Periti Commerciali, Ente Consulenti del Lavoro, Cassa Psicologi.
I principali azionisti di Bankitalia sono oggi Intesa Sanpaolo con il 30,5%, Unicredit con il 17,88% e Generali con il 5% circa.
Si attendono nuove cessioni, imposte dalla normativa che impone un limite massimo del 3% nel possesso del capitale da completarsi entro il 2016. Pena la perdita del diritto di voto e l’esclusione dalla distribuzione dei dividendi.
Resta da collocare ancora circa il 40% del pacchetto azionario di Bankitalia, per 3000 milioni di euro. E c’è da essere sicuri che in qualche modo troveranno mercato.
Risorse che fino a qualche anno fa sarebbero state indirizzate verso il real estate. È un altro segno di un mercato che è cambiato profondamente e che non tornerà mai più come lo abbiamo conosciuto. È l’ulteriore conferma che non si tratta di crisi del settore ma di una nuova normalità. Operatori e apparati sarebbe opportuno che ne prendessero atto.
Beni che un tempo assicuravano ricavi ora rappresentano perdite, persone che erano ritenute importanti ora, arrancando, tentano di mantenere i privilegi. Ma il mondo è cambiato e non si torna indietro.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Nomisma: frenano le vendite, volano gli affitti Si torna
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