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"In molti ci aspettavamo un nuovo aumento dei tassi di interesse da parte della Bce, che così conferma la strategia dei rialzi allo scopo di riportare sotto controllo l'inflazione. Questo sta portando a delle ripercussioni su famiglie e imprese, che soffrono il caro vita”. Simone Capecchi, Executive Director di CRIF, commenta l'innalzamento dei tassi appena stabilito dalla Bce.
“Ciò che rileviamo come CRIF - ha proseguito Capecchi - è una continua contrazione della domanda di mutui immobiliari, che a maggio di quest'anno tocca il -24,4%. Notiamo che l'atteggiamento prudente di chi li sottoscrive si ripercuote anche sull'importo medio che si contrae del -2,4%, per un valore pari a 143.390 euro. Tuttavia, va anche detto che era parecchio tempo che i tassi dei mutui erano estremamente bassi e forse ci eravamo abituati molto bene, con tassi dell'1% o addirittura sotto e questa non era una situazione che poteva durare all'infinito. Va un pochino meglio sui i prestiti dove c'è un incremento complessivo del 4,5% a maggio, anche se l'importo medio cala del -1,9%, attestandosi a 8.554 euro.
Con l'aumento del costo del denaro è quasi inevitabile che anche le imprese cerchino di richiedere meno soldi in prestito, notiamo inoltre che dopo tanti anni torna ad aumentare il rischio di non essere in grado di ripagare i debiti contratti. I dati ci dicono che le richieste di credito si sono contratte del -6% nel primo trimestre per le imprese individuali e del -2,4% per le società di capitali. Le imprese hanno costi non rinviabili e un bisogno di liquidità permanente, numeri del genere evidenziano una situazione di difficoltà. Inoltre, in questa fase storica il tasso di default delle aziende è tornato a crescere per la prima volta dopo 10 anni, anche se va detto che al momento resta contenuto, attestandosi intorno al 2%. Quello sui default è un indicatore che risultava in costante calo dal 2013 e che ha delineato negli anni una rischiosità sempre minore delle imprese e uno scenario favorevole per le banche e l'industria del credito. Ciò sta a significare che le aziende hanno una maggiore difficoltà a rimborsare i loro prestiti e che un nuovo rialzo dei tassi potrebbe portare a un ulteriore calo delle richieste di credito, anche se è vero che la decisione della Bce era largamente attesa, per cui non ci attendiamo una reazione eccessiva.
A livello più generale si può dire che il livello più alto dei tassi di interesse, gli stipendi fermi e la minore disponibilità di denaro hanno generato un rallentamento del mercato per famiglie e imprese. Le strette monetarie cercano di contrastare l'inflazione, ma riducono la liquidità e condizionano le scelte delle banche nel campo dei finanziamenti, specialmente per quanto riguarda le imprese".
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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: AXA IM: focus su residenziale e hospitality BEI: social housing,
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