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Quella delle delle imprese zombie è una categorizzazione più mobile di quanto si creda. Non sono infatti necessariamente morti che camminano, possono risanarsi e rientrare a pieno titolo nel mercato.
Attualmente in Italia ce ne sono 23.262, composte dalle 12.456 che non si sono risanate e da 10.806 new entry, per il 45,9% finanziate dal Fondo di Garanzia con 7 miliardi di euro a fronte di 20,4 miliardi di debiti finanziari iscritti a bilancio.
Nel 2021, lavorazione dei metalli, logistica e trasporti, chimica e farmaceutica, servizi finanziari e assicurativi, largo consumo sono stati i comparti con la percentuale più alta di zombie risanate sul totale 2019. Tassi di cessazione o procedura fallimentare più elevati per sistema moda, mezzi di trasporto e costruzioni.
A dirlo è Cerved che ha appena rilasciato uno studio sull’identikit e sull’evoluzione del ciclo di vita delle imprese zombie: aziende che non sono in grado di operare secondo le normali condizioni di mercato tenute in vita tramite prestiti e sussidi.
Nel biennio 2020-21 a ricevere finanziamenti è stato il 28,8% delle aziende considerate zombie nel 2019 e ben il 69,6% di esse, contro il 43,1% di quelle non finanziate, è riuscito a rimettersi in sesto grazie a 3,1 miliardi di euro di sovvenzioni. Il restante 30,4% è uscito dal mercato o è tuttora zombie, portando con sé 1,3 miliardi di finanziamenti andati perduti. In totale, nel biennio 2020-21 le aziende zombie risanate hanno superato le 40.000 unità.
Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved: “Le imprese zombie generano una serie di asimmetrie nel nostro sistema produttivo, contribuiscono alla stagnazione della produttività, distraggono capitali e possono escludere dal credito imprese sane e startup. La crisi dovuta al Covid è stata gestita con aiuti e prestiti. Ora però servono interventi mirati, basati su strumenti, dati e tecnologie che permettono di fare uno screening corretto delle imprese su cui investire”.
La ricerca di Cerved dimostra che i flussi in entrata e in uscita sono in realtà molto dinamici: nel 2020 le zombie erano schizzate a 40.218 per effetto di 26.685 nuovi ingressi e questo nonostante più della metà si fosse risanata quello stesso anno; nel biennio 2020-21, il 22,6% usciva definitivamente dal mercato a seguito di procedure gravi o risultava non più attivo, con uno strascico di 12,2 miliardi di euro di potenziali crediti deteriorati, mentre 7.474 aziende restavano nella stessa condizione.
Al contrario, nel 2021 la ripresa economica favoriva l’uscita dallo status di zombie di 27.762 imprese , ma altre 10.806 vi entravano. Quanto ai debiti finanziari, nel 2021 erano in aumento: 130,4 miliardi di euro, di cui solo 20,4 finanziati da Fondo di Garanzia, contro i 128,6 miliardi del 2019, nonostante il numero di imprese zombie fosse calato da 28.099 a 23.262; anche l’indebitamento medio era più alto.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: AXA IM: focus su residenziale e hospitality BEI: social housing,
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