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29 Giugno 2022

Il rischio dell'impatto dei cambiamenti climatici sui portafogli immobiliari

di Claudia Scarcella, Country Manager Deepki

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Negli ultimi anni la questione del cambiamento climatico e dell’impatto sugli immobili è passato dall’essere un argomento secondario, ad assumere un ruolo di primo piano nel settore immobiliare. L’accordo di Parigi nel 2015 e le nuove normative europee, che mirano a ridurre le emissioni e a mitigare gli impatti del cambiamento climatico, stanno spingendo gli attori del settore ad un maggior impegno verso il raggiungimento di obiettivi di carbon neutrality al fine di contenere l’aumento globale medio di temperatura sotto i 2 °C.

I cambiamenti climatici stanno influenzando i modelli meteorologici in tutto il mondo. Le proiezioni indicano infatti un aumento della frequenza e dell’intensità di eventi climatici estremi come onde di calore, incendi, frane, erosioni ed aumento del livello del mare, che tra qualche anno potrebbe costringere milioni di persone ad emigrare dalle zone costiere all'entroterra. Secondo il Rapporto del McKinsey Global Institute “Climate risk and response: Physical hazards and socio economic impacts” (gennaio 2020) questi effetti potranno avere forti impatti anche sugli asset immobiliari, per i quali si ipotizzano svalutazioni medie dal 15% al 35% entro il 2050, legate all’impossibilità di mitigare ed adattarsi ai rischi di medio lungo termine.

In particolare gli asset immobiliari risultano esposti a due tipi di rischi: rischi fisici, correlati al clima e alle sue manifestazioni sempre più severe, e i rischi di transizione associati alla transizione verso un’economia low-carbon. Questi assumono un ruolo sempre più rilevante lungo l’intero processo di investimento immobiliare, dalla valutazione in fase di acquisizione alle strategie di investimento e finanziamento delle necessarie azioni di adattamento. Soprattutto per i rischi fisici dove diventa cruciale la capacità di misurare le probabilità di un evento e il suo impatto sul valore dell'asset immobiliare.

Dati Istat stimano che in Italia tre edifici su quattro abbiano più di 30 anni di vita e conseguentemente risultino maggiormente esposti, non solo a rischi severi, ma anche a quelli più “moderati”. E’ urgente quindi in fase di ammodernamento degli immobili, non solo intraprendere azioni di mitigazione quali investimenti in efficienza energetica e tecnologie a basse emissioni, ma altresì investire contestualmente in azioni di adattamento, al fine di contenere la svalutazione degli stessi.

La raccolta di dati consistenti e affidabili è quindi attività necessaria e rilevante per identificare tali rischi e guidare in modo informato l’investimento immobiliare. Gli owner sono chiamati a raccogliere e analizzare i dati relativi ai loro portafogli e (ri)valutare la loro esposizione al rischio e identificare misure appropriate per compensare qualsiasi impatto negativo. La tecnologia oggi svolge un ruolo importante nel fornire dati sempre più precisi: l’intento è valutare al meglio i possibili rischi attraverso piattaforme di data-intelligence capaci di raccogliere informazioni e di fare previsioni su diversi orizzonti temporali.

Ignorare il rischio climatico non è più un'opzione per asset manager o per i loro stakeholder. Una valutazione olistica dei rischi e delle opportunità climatiche può aiutare le organizzazioni a rafforzare la resilienza delle loro strategie e nei loro processi ottenendo risultati migliori per gli investitori e le comunità.


l tema discusso in questo articolo sarà al centro del webinar organizzato da Deepki il 7 luglio alle ore 11.00 dal titolo “Cambiamenti climatici e impatto sui portafogli immobiliari: rischi e azioni di adattamento” La partecipazione è gratuita previa registrazione a questo link.

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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana:   Student Housing: accordo per 800 nuovi