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26 Agosto 2020

Superbonus 110%, attenti alle banche

di Maurizio Cannone, direttore Monitor

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Nei condomini è già una gara per approvare nuovi lavori. Sembra che il Superbonus 110% abbia convinto gran parte degli italiani, almeno quelli che se lo possono permettere, a effettuare migliorie ai propri immobili. Bene, benissimo. Il governo ha fatto un grande sforzo, le imprese edili avranno più lavoro, l’Italia edifici un po’ migliori.

Poi si tratta di passare alla cassa.

Perché, con o senza bonus i lavori vanno pagati. E qui qualche sorpresa potrebbe manifestarsi.

Fino ad aggi non è possibile quantificare i costi a tavolino. Le imprese devono capire nel dettaglio i benefici che possono a loro volta incassare e i tecnici non rilasciano preventivi teorici per la presentazione delle domande. Quindi, oggi, non è possibile farsi un’idea precisa dei costi da sopportare.

Tutti tranne uno, il costo della banca.

Perché la novità è che il credito fiscale, il 110%, può essere venduto alla banca che poi finanzia i lavori. In pratica l’istituto procede come con lo sconto fattura per le aziende, o factoring, anticipando l’importo che il cliente ha diritto di ricevere.

Ma tutto ha un costo, soprattutto in banca.

Ed ecco che il bonus 110% diventa 100%, Prendiamo a esempio Unicredit, la cui scheda prodotto trovate in allegato. Con l’aggiornamento dello scorso 14 agosto dettaglia l’offerta del suo prodotto denominato “Iniziative Superbonus 100%”.

L’azienda che volesse effettuare lavori su un proprio immobile vedrebbe anticipare dalla banca solo il 100% della cifra, 102% se fosse un privato, il 78% se cedesse crediti fiscali non riferibili direttamente al Superbonus. Per le imprese che volessero farsi finanziare significa pagare un tasso d’interesse, Taeg, del 6,57% annuo. In tempi di tassi negativi davvero molto.

In definitiva è un finanziamento, molto caro. E come tutti i finanziamenti esistono delle penali. Alla voce “Tasso di mora applicato sugli interessi debitori esigibili e non pagati” il saggio applicato è del 21,45%, un tasso talmente alto che annullerebbe ogni convenienza fiscale.

Nell’allegato non mancano dati da considerare attentamente prima di decidere se utilizzare o meno questo strumento.

Con molta prudenza perché con tassi di rendimento sul mercato vicini o sotto lo zero qualsiasi spesa o ricarico porta il bilancio in profondo rosso.

Un ultimo esempio.

Quanti hanno comprato Bot o titoli di Stato tramite sportello? Rendimenti frazionali ma sicuri, vanno bene di questi tempi.

Quanti hanno controllato i costi della propria banca? Per caso ancora Unicredit, con documento di sintesi allegato. L’acquisto di “Titoli di Stato tramite sportello della banca” costa lo 0,75% del valore. Una perdita secca, alla quale aggiungere anche le commissioni per la vendita.

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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: JLL: Data Center e AI piacciono agli istituzionali;  Dentons,