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Big in campo per la battaglia finanziaria dell’anno
di Luigi dell'Olio
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Tutti i tentativi di mediazione esperiti negli ultimi mesi. In casa Mediobanca si va verso la conta all’assemblea del prossimo 28 ottobre, con i contendenti al controllo della più importante investment banking italiana che hanno messo in campo pesi massimi del diritto.
Per il rinnovo del board, il cda uscente ha deciso di puntare sulla continuità, presentando una lista capeggiata da Renato Pagliaro e Alberto Nagel, rispettivamente presidente e chief executive officer uscente. Confermati anche altri sei nomi del board in carica, mentre vi sono quattro novità in sostituzione dei consiglieri che hanno raggiunto i limiti d’età previsti per legge.
Ora la palla passa alla Delfin degli eredi Del Vecchio e a Francesco Gaetano Caltagirone, che dovranno decidere se presentare una lista di minoranza per puntare a tre consiglieri o una lunga da sette posti.
La rottura tra le parti è arrivata dopo che i due imprenditori hanno chiesto la revisione del piano industriale presentato all’inizio dell’estate e un nuovo presidente al posto di Pagliaro. Proposte respinte dal cda uscente, che a sua volta si è visto rifiutare la proposta di quattro consiglieri, tra cui alcune presidenze endoconsigliari.
Le decisioni del duo Delfin-Caltagirone dipenderanno anche da interpretazioni della regolamentazione, considerato che la holding è stato autorizzata dalla Bce a salire fino al 20% del capitale di Mediobanca dietro la garanzia di agire solo come investitore finanziario. Puntando al controllo verrebbe meno questa natura?
Da sempre, l’avvocato di riferimento dei Del Vecchio è Sergio Erede, name partner di BonelliErede, che tra le altre cose è stato consultato dagli eredi del capostipite Leonardo alla scomparsa di quest’ultimo per dirimere alcuni nodi sulla successione.
Nagel, invece, si è affidato a Chiomenti, che ha messo a punto la proposta per i due imprenditori. Tra i massimi esponenti dei due studi vi è stato uno scambio epistolare, ma – almeno finora – le parti non hanno raggiunto un accordo.
Gli sherpa, comunque, non demordono e continuano a cercare punti di contatto.
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