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21 Febbraio 2023

Superbonus, una truffa grande come una casa

di Estratto dell'articolo di Giuliano Foschini per "la Repubblica"

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C’è un numero – 7,5 miliardi di euro – che ha convinto definitivamente il governo a intervenire nella partita dei bonus edilizi. Il numero è la somma dei crediti fiscali illecitamente intascati (3,7) e dei profitti illecitamente guadagnati (3,8) che la Guardia di Finanza ha sequestrato negli ultimi mesi nelle indagini sulle grandi truffe dei crediti di imposta legati, principalmente, ai bonus edilizi.

Il dato emerge dalla relazione che la Fiamme gialle hanno depositato la scorsa settimana al Senato. 

Indagini che hanno portato a centinaia di denunce ma soprattutto a una consapevolezza: nonostante le migliorie apportate alle norme che regolamentano il sistema, ogni qual volta che la polizia giudiziaria mette il naso in questa vicenda dei crediti, trova davanti a sé truffe e sofisticati sistemi di riciclaggio. Che stanno consentendo, anche a esponenti di primo piano della criminalità organizzata, di far girare e ripulire denaro sporco.

“Le attività investigative — si legge nell’informativa — hanno messo in luce grandi rischi di frode e di riciclaggio derivanti dalla circolazione illimitata e non adeguatamente presidiata dei crediti d’imposta. Questo è avvenuto soprattutto con riferimento a quelle agevolazioni (ad esempio il “bonus facciate”) per le quali, in origine non esistevano particolari limitazioni in ordine all’ammontare delle spese ammissibili ovvero alla congruità dei prezzi praticati e non era necessario acquisire uno specifico set documentale”.

Le norme intervenute successivamente — volute dal governo Draghi che aveva chiesto e ottenuto una nuova discussione sui sistemi di erogazione del bonus — che hanno imposto che le spesse fossero vidimate da un tecnico e soprattutto hanno limitato la vendita dei crediti, hanno avuto un effetto deterrente. Ma ormai era troppo tardi. I buoi erano già scappati.

La cronaca ha raccontato di nullatenenti con milioni di euro di crediti nel cassetto fiscale o di somme reinvestite immediatamente in paradisi fiscali esteri. Scoperti grazie a un lavoro fatto su due binari: da un lato l’Antiriciclaggio ha segnalato operazioni finanziarie sospette, dall’altro sono stati incrociati i dati con l’Agenzia delle entrate.

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