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Scenari Immobiliari: rigenerazione di aree urbane dismesse per aiutare Pil e mercato (Video)
di red
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Entro il 2050 ci saranno in Italia 920 kmq di suolo rigenerabile e 350 milioni di mq di superficie edificabile. Ciò può creare un fatturato di 2.300 miliardi di euro e 100.000 nuovi posti di lavoro. È una grande occasione e per aiutare Pil e mercato immobiliare a crescere: le finanze pubbliche ne avranno un beneficio stimato tra 20 e 25 miliardi di euro di gettito aggiuntivo annuo.
I dati (e l’appello) sono emersi a Roma nel corso del convegno Future Cities, durante il quale è stato presentato il primo Rapporto nazionale sulla rigenerazione urbana, a cura di Scenari Immobiliari.
Secondo il Rapporto, se nel lungo periodo si confermassero le dinamiche già in atto sul mercato, entro il 2050 è possibile stimare in quasi 920 chilometri quadrati la superficie territoriale nazionale potenzialmente rigenerabile (pari a circa l’1,6 per cento della superficie urbanizzata nazionale). Il 21% sarebbe localizzato in Lombardia, mentre il Veneto conterebbe su un 19% della superficie, L’Emilia-Romagna il 17%, il Piemonte il 14% e il Lazio il 7%.
Saranno, inoltre, più di 350 milioni i metri quadrati di superficie lorda edificabile, con una densità corrispondente a circa un terzo della dimensione degli ambiti territoriali coinvolti, con funzioni residenziali, terziarie e commerciali, logistiche, ricettive, pubbliche e servizi. Anche in questo caso, la regione maggiormente interessata sarebbe la Lombardia, seguita da Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e Lazio.
Il fatturato industriale generato da interventi simili sarebbe di 2.300 miliardi di euro nei prossimi 27 anni, di cui 700 miliardi di ricadute dirette sul comparto immobiliare, 850 miliardi di ricadute indirette e 750 miliardi di indotto).
Ne beneficerebbe anche lo Stato, con un gettito aggiuntivo annuo compreso tra 20 e 25 miliardi di euro, originato dalla riattivazione di aree, strutture, edifici, spazi pubblici, non utilizzati o sottoutilizzati. A livello occupazionale, ci potrebbero essere 100.000 nuovi addetti per la filiera immobiliare.
Gli interventi di rigenerazione stanno interessando nel corso del 2023 quasi 28 chilometri quadrati di territorio per una superficie lorda superiore a dieci milioni di metri quadrati e un valore aggiunto immobiliare di poco superiore ai 13 miliardi di euro. Milano, Torino, Roma e Bologna sono, tra le principali aree metropolitane, le realtà in cui la rigenerazione urbana interessa le porzioni di territorio più ampie.
Mario Breglia, Presidente di Scenari Immobiliari: “La crescita con consumo di suolo è finita e bisognerà lavorare sempre di più con i tanti ‘vuoti’ che il passato ha lasciato. Dalle fabbriche dismesse alle aree ferroviarie e poi i complessi ad uffici anni ’60 non più adatti alle nuove esigenze. Le città del futuro, come già successe nell’undicesimo secolo, devono recuperare intramoenia le funzioni necessarie. Non solo le normative ma anche l’etica impongono di non consumare, se non in casi eccezionali, il terreno verde, ma di operare e trasformare per funzioni economiche o sociali le aree urbanizzate non più utilizzate o abbandonate. Un principio fondamentale che va coniugato con i costi di intervento, come ad esempio le bonifiche, e con le prospettive del mercato che hanno logiche discontinue”.
Massimiliano Morrone, Amministratore Delegato di UnipolSai Investimenti Sgr: “La cooperazione virtuosa tra pubblico e privato è oggi imprescindibile per avviare una rigenerazione urbana sostenibile e dare nuove identità e nuovo slancio alle aree dismesse attivando scambi destinati a premiare la collettività”.
Francesca Zirnstein, Direttore Generale di Scenari Immobiliari: “Le attività di rigenerazione urbana dei prossimi lustri si polarizzeranno in due tipologie principali. Da un lato le grandi trasformazioni continueranno a riguardare i maggiori centri urbani, le città metropolitane, quello che resta dei vasti complessi dismessi, edifici e aree pubbliche di varia natura, scali e superfici ferroviarie, grandi spazi commerciali e logistici, terziario e ambiti residenziali spesso prodotti di sperimentazioni. Dall’altro, saranno essenziali per le realtà provinciali le piccole trasformazioni, puntuali e reticolari, in gran parte insistenti sul sito di attività andate in disuso e spazi pubblici sottoutilizzati. La sfida e il successo dipenderanno dalla capacità di sviluppare entrambe le tipologie, mettendo in atto condotte di governance che permetteranno l’esito positivo, tutelando, dando garanzie, minimizzando il rischio a qualsiasi scala, sia per i tempi lunghi caratteristici delle opere straordinarie, sia per tempi minori caratteristici delle opere di dimensione ordinaria, con la piena integrazione tra conoscenze di natura tecnica e competenze disciplinari afferenti a una pluralità di attori sociali, economici, territoriali e amministrativi”.
Guarda la videointervista a Mario Breglia
Guarda la videointervista a Raoul Ravara
Guarda la videointervista a Paolo Scordino
Guarda la videointervista a Giovanni Maria Benucci
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