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4 Novembre 2019

Il risparmio gestito entra nell'immobiliare. Andrea Cornetti in Azimut

di G.I.

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Nuova frontiera per Azimut sugli alternative asset: quattro iniziative speciali per raggiungere l’obiettivo di 10 miliardi di euro di masse gestite in questo comparto nei prossimi cinque anni.

La prima iniziativa è l’ingresso nel settore immobiliare e infrastrutture, con la creazione di una nuova divisione di Azimut Libera Impresa Sgr guidata da Andrea Cornetti che lascia la carica di General Manager di Prelios Sgr per assumere in Azimut Libera Impresa Sgr il ruolo di amministratore delegato con deleghe sul business real estate e infrastrutture. Un evento di rilievo in quanto Cornetti, da anni figura chiave di Prelios, è il primo manager di alto livello a passare dal real estate classico al risparmio gestito.

E potrebbe essere una tendenza del prossimo futuro. Basti pensare al tema, ultimo in ordine cronologico, dei depositi oltre i 100mila euro che pare saranno penalizzati dalla banche. Non serve essere indovini per comprendere che gran parte di quella liquidità finirà nel risparmio gestito, e il real estate potrebbe beneficiarne in quando in grado di offrire rendimenti superiori alla media di mercato.

Pietro Giuliani, presidente di Azimut Holding: “Entriamo in un settore strategico per gli investimenti alternativi con una figura di primo piano. Con Andrea Cornetti e il suo bagaglio di esperienze nel settore real estate, Azimut si arricchisce di una grandissima competenza che ci permette di avviare da subito la nostra operatività negli investimenti immobiliari con un focus anche sulle infrastrutture sociali”.

Con questa mossa, dunque, Azimut si lancia nell’immobiliare. Una integrazione quella tra risparmio gestito e immobiliare che rappresenta sempre di più un fenomeno in crescita perchè può generare investimenti interessanti. Vista anche la mole del risparmio gestito, gigantesco rispetto a quella dell’immobiliare.

A settembre la raccolta netta del risparmio gestito, infatti, ha fatto segnare un incremento di 1.874 milioni di euro, con un patrimonio complessivo di 2.271 miliardi. Se si considera, invece, il patrimonio immobiliare al 2018 detenuto dai 450 fondi attivi, pur crescendo del 13,8 per cento, ha di poco superato i 66 miliardi di euro.

Una seconda iniziativa dedicata al segmento degli alternative asset è il nuovo fondo Italia 500, realizzato in collaborazione con P101, dedicato all’investimento in start up e Pmi innovative e che è al momento in fase autorizzativa. Le aziende target sono start up con un fatturato sino a 5 milioni di euro e Pmi con sede prevalentemente in Italia con un fatturato compreso tra i 5 e 50 milioni di euro. La durata del fondo è di 10 anni.

Sempre nel campo del venture capital, Azimut inoltre ha annunciato una partnership con la piattaforma di innovazione B2B Gellify e un accordo con la fintech londinese Wiserfunding che, basandosi su un algoritmo proprietario, punta a rivoluzionare il mondo della valutazione del rischio creditizio per le piccole e medie imprese.

“Italia 500 sarà il primo fondo di venture capital con una soglia di accesso democratica e rappresenta un ulteriore passo per rendere accessibile agli investitori privati i rendimenti tipici degli investimenti alternativi, sino ad ora riservati agli investitori istituzionali e professionali, – commenta Giuliani – una mossa che riteniamo importante nell’attuale contesto di tassi negativi e fuga verso la liquidità.

La nostra presenza nel venture capital si amplia anche in un’ottica di B2B grazie a una partnership strategica con Gellify con la quale stiamo studiando un altro strumento innovativo e appetibile per il settore. La partnership con Wiserfunding – conclude il presidente – è strategica perché da un lato ci permetterà di offrire il loro rating indipendente alle aziende italiane in esclusiva e dall’altro ci fornirà un vantaggio competitivo rispetto i fondi alternativi sul credito permettendoci di selezionare in modo ancora più attento le PMI da finanziare, attraverso una analisi più rapida e puntuale per individuare il rischio di credito”.

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