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4 Settembre 2015

I robot pronti a rottamare posti di lavoro nei cantieri (ma anche nelle agenzie immobiliari)

di Cristina Giua

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Una casa costruita con una stampante in 3D, oppure grazie alla mano d'opera di un robot in grado di sostituire gran parte della mano umana, che finirebbe così in pensione.

Questo lo scenario - neanche tanto remoto, visto che si parla di un passaggio visibile nell'arco dei prossimi 10 anni - dei cantieri del futuro.

Secondo una ricerca dell’università di Oxford è proprio l'edilizia in cima alla lista dei settori destinati a subire le perdite più alte di posti di lavoro tradizionalmente occupati da umani.

Ma molti computer-valletti saranno destinati a sostituire i lavoratori in settori come i servizi di supporto alle imprese e nelle le vendite (vedi cassieri, receptionist e commessi).

Nella lista di chi rischia la rottamazione anche gli agenti immobiliari e gli agenti di viaggio, dove le macchine potrebbero sostituire alcune funzioni, a partire da quelle che incrociano domanda e offerta, senza passare da un intermediario.

A rischio rimpiazzo anche gli impiegati di basso e medio alto livello (analisi e controllo dei processi), mentre i meno rottamabili risultano i professioni del campo sanitario, come i terapisti assieme ad altre specialità mediche.

Ma quanti posti di lavoro andrebbero in fumo nel corso di questo cambio a diro poco epocale?

Ha provato a fare due conti Forrester Research, specialista americano della consulenza d’impresa, che ha incrociando i dati sull’occupazione negli Stati Uniti, con colloqui effettuati all'interno delle imprese e delle università.

I risultati dell'indagine sono confluiti in uno studio, appena pubblicato,  dove si legge che di qui a dieci anni, solo negli Usa, i robot distruggeranno ben 22,7 milioni di posti di lavoro (16% del totale).

Ma c'è anche una buona notizia: il calo dei posti legato all'automazione verrebbe compensato (almeno in parte: 1 nuovo occupato ogni 10 robot installati) da quei posti creati per costruire queste nuove macchine intelligenti, sviluppare i software, e aggiustarle in caso di guasti.

“I robot richiedono riparazioni e manutenzioni da parte di professionisti specializzati - interviene Jp Gownder, vicepresidente di Forrester ed autore del rapporto – si svilupperanno quindi diverse nuove attività attorno ad un mondo più automatizzato”.

In questo modo le perdite, anche se massicce, scenderebbero da 22,7 a 9,1 milioni di posti di lavoro (7% del totale).

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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana:   Student Housing: accordo per 800 nuovi