Il piano di Casa Italia annunciato da Giovanni Azzone è qualcosa che la politica doveva affrontare da anni e che è sempre stato rinviato dal 2004 in poi. Proprio per questi motivi l'iniziativa è senza dubbio da plaudire.
La tempistica dichiarata - se sarà mantenuta - è importante, ma molto ambiziosa perché il costruito in Italia ha dei numeri altissimi; sono scettico sulla effettiva possibilità che la creazione di un database del costruito in Italia possa essere completata in meno di tre mesi, ma se non si inizia mai, mai si arriva a qualche risultato.
Un giudizio molto positivo si deve attribuire alla formazione della sicurezza strutturale e la coscienza della fragilità dei luoghi per tutte le famiglie italiane, criterio fino ad oggi trascurato dalla politica a favore di quella relativa al consumo e risparmio energetico.
Un dubbio permane - ma da verificare a valle di quanto verrà proposto - per i 10 progetti tipo di intervento; ritengo piuttosto che si possano proporre tipologie di intervento consigliate in una situazione o in un'altra, ma che non si debba per forza fornire uno standard da seguire viste le innumerevoli variabili in gioco.
Riguardo alla parte relativa al finanziamento pubblico ritengo che sarebbe già sufficiente mettere a punto sistemi di incentivazione e defiscalizzazione per aiutare le proprietà. Non dimentichiamo infatti che allo Stato resterà comunque il miglioramento o l'adeguamento sismico di tutti gli edifici pubblici, in primo luogo scuole e ospedali.
Infine è fondamentale che il piano e la politica di conseguenza definiscano, insieme alle tipologie di intervento, quale è l'obbiettivo da raggiungere per la sicurezza sismica: adeguamento di pochi o miglioramento di molti; nel caso di spinta politica verso il miglioramento di molti - cosa che è da auspicare- è bene chiarire se verranno posti dei livelli di percentuali miglioramento minimo rispetto ai sisma di riferimento da assumere per il progetto di nuove edificazioni.
