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5 Dicembre 2022

Russell Investment: Esg Manager Survey, le sfide per i gestori

di F.B.

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Secondo i risultati dell'ottava edizione della Esg Manager Survey di Russell Investments su 236 gestori patrimoniali, la misura dell'intensità di carbonio dei portafogli è complessivamente la metrica Esg più riportata, principalmente dalla maggior parte delle società che investono in titoli quotati .

La scarsa disponibilità di dati o la mancanza di quadri di rendicontazione standardizzati fanno sì che meno del 30% delle società che investono in altre classi di attività sia in grado di fornire metriche relative alle emissioni di carbonio dei rispettivi portafogli.

Tra le altre principali preoccupazioni dei clienti emerse dalla ricerca, il cambiamento climatico e le questioni ambientali pesano complessivamente il 68%.

Nonostante le crescenti aspettative e le linee guida del settore sul reporting Esg, i risultati della ricerca di Russell indicano che questo aspetto continua a rappresentare una sfida. Molte società assegnano punteggi Esg qualitativi, mentre i dati sul carbonio sono più spesso di tipo scientifico. 

Tra le società focalizzate sul reddito fisso, il 41% degli intervistati ha dichiarato di disporre di dati Esg per le obbligazioni sovrane dei mercati sviluppati, mentre solo il 27% dispone di una qualche forma di dati sulle emissioni di carbonio in questo segmento. Il 20% delle società sul reddito fisso dispone di una qualche forma di dati Esg per le obbligazioni cartolarizzate, mentre per i dati sulle emissioni di carbonio in questo segmento ciò vale solo l'8%.

Yoshie Phillips, Head of Fixed Income Esg Investing di Russell Investments: "I risultati evidenziano la necessità di ulteriori miglioramenti per quanto riguarda i dati Esg. Nello spazio delle obbligazioni societarie ci sono ancora diverse sfide, come ad esempio la misurazione del carbonio nei green bond. Al di fuori degli emittenti societari, la comunicazione dei dati Esg continua a evolversi in modo non strutturato a causa dell'assenza di chiari standard di settore. Sono stati proposti alcuni quadri di riferimento per la rendicontazione delle emissioni degli emittenti sovrani, il che rappresenta uno sviluppo positivo. Durante le nostre conversazioni con i gestori patrimoniali, sentiamo spesso parlare delle sfide poste dai risultati dei fornitori di dati Esg di terze parti e di come essi cerchino di integrare le loro analisi Esg prospettiche interne. Stiamo assistendo a un maggiore sostegno verso un’informativa standardizzata delle principali metriche Esg".

Il rischio climatico è il tema Esg più sentito dai clienti dalle società di investimento, per il 45% degli intervistati, in aumento rispetto al 39% del 2021, ed è ampiamente il tema dominante in Canada, Regno Unito e Australia. In Europa, invece, la situazione è più bilanciata: il 53% vede le questioni ambientali più ampie in cima alla lista delle preoccupazioni dei propri clienti, mentre per il 45% il principale rischio è il cambiamento climatico. Complessivamente considerati, cambiamento climatico e questioni ambientali sono la principale preoccupazione per il 68% dei clienti dei gestori a livello globale, in aumento rispetto al 60% del 2021. 

Alla domanda su come i partecipanti gestiscono il rischio climatico all'interno dei propri portafogli, l’engagement è stato citato come lo strumento più utilizzato, sia in termini complessivi sia guardando alle risposte per asset class. Questo dato dimostra come le pratiche di engagement si siano estese oltre i titoli azionari, dove il concetto è più radicato. È interessante notare come l’esclusione sia più comune tra le società dell'Europa continentale (31%), comunque dopo l’engagement (38%). Piuttosto che disinvestire, per contribuire positivamente a risultati sostenibili molti gestori patrimoniali ritengono infatti più efficace un’attività di engagement. Questo perché quando un asset manager disinveste da una società con metriche di sostenibilità scarse, diminuisce anche la propria capacità di influenzarne la gestione.

Ma cosa succede se invece l’engagement non va a buon fine? In questo caso, complessivamente il 54% dei partecipanti ha dichiarato di avere disinvestito. Confrontando le risposte per area geografica, le società con sede nell'Europa continentale (74%) e nel Regno Unito (71%) hanno registrato le pratiche di disinvestimento più elevate.

Guardando alle risorse impiegate, dei 236 intervistati, il 63% dispone di professionisti che dedicano oltre il 90% del proprio tempo alle questioni Esg, in aumento rispetto al 55% del 2021 e al 43% del 2020. L'Europa continentale si conferma l’area geografica con il maggior numero di professionisti Esg, con il 90% delle società con sede in Europa che impiega risorse dedicate, in leggero aumento rispetto all'88% del 2021. Questo elevato riscontro deriva probabilmente dalla combinazione tra un contesto normativo più rigido e un maggiore interesse da parte dei clienti.

Jihan Diolosa, Head of Global ESG Strategy di Russell Investments: "Mentre l'integrazione Esg raggiunge un riconoscimento universale all'interno della comunità finanziaria, permane una visione molto diversificata su come queste considerazioni dovrebbero essere affrontate. Osserviamo inoltre una notevole differenza nelle esigenze dei clienti a cui i gestori devono rispondere. Ciò rappresenta una vera e propria sfida per le società di gestione - uno dei principali problemi identificati nella nostra indagine - e ha portato a una rapida crescita del numero di soluzioni Esg e sostenibili per soddisfare queste esigenze. Una comprensione approfondita di questi approcci, dei loro meriti e dei loro limiti è ora più importante che mai per aiutare gli investitori a raggiungere i propri obiettivi a lungo termine."

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