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“Un rottame radioattivo”, “Una banca zombie”. La stampa elvetica non fa sconti a Credit Suisse descrivendo la crisi della banca “uno scandalo storico”, “una vergogna”.
Per la Tribune de Geneve si tratta di “un disastro sociale, economico e una vergogna politica per i dirigenti che sono stati troppo lenti a reagire”. I troppi errori, le tergiversazioni, le mezze-bugie e le goffaggini hanno avuto la meglio su “una banca leggendaria che ha perduto la sola qualità non negoziabile di un istituto di credito: la fiducia".
Le Temps accusa le autorità elvetiche di avere aspettato troppo prima di intervenire. Sulla stessa linea il Blick, secondo cui la Svizzera ha dormito troppo a lungo mentre Credit Suisse scivolava verso la sua rovina.
La Liberté si preoccupa per le conseguenze dell'operazione sull’occupazione.
Le pubblicazioni del gruppo Tamedia parlano di uno scandalo storico, con tutti i vantaggi per Ubs, mentre i danni li pagheranno i dipendenti e i contribuenti.
Per la Neue Zuercher Zeitung, “la Svizzera si è certo sbarazzata di una banca-zombie, ma si è svegliata con una banca-monstre”, visto che la Confederazione si ritrova con una banca che ha un bilancio totale pari a due volte la performance economica del Paese.
I giornali del gruppo Ch Media parlano di una catastrofe che non sarebbe mai dovuta accadere, dopo il salvataggio di Ubs nel 2008, e puntano il dito contro gli “ex-Ceo e amministratori incapaci, che hanno fatto finire nel baratro una banca con 167 anni di storia, un istituto leggendario che ha finanziato la costruzione della altrettanto leggendaria rete ferroviaria svizzera e in cui il 40% delle Pmi svizzere ha un conto. Quella di ieri, riassumono le testate del gruppo, “è stata una domenica nera”.
Il quotidiano di Lugano deplora i ”gravi errori commessi nel passato che ha ridotto l'istituto a quello che è oggi: un rottame radioattivo che se lasciato alle intemperie del mercato avrebbe causato danni ancora peggiori al sistema finanziario nazionale e internazionale”.
Per il Corriere del Ticino, “alla fine, come nel sequel di un film già visto quindici anni fa e con quasi gli stessi attori protagonisti, l'intervento - che si spera risolutivo - è quello della mano pubblica. Mentre Ubs (il privato) acquisisce Credit Suisse, è la Confederazione (lo Stato) con un pacchetto di sostegno non indifferente che ha agevolato, per usare un eufemismo, il fidanzamento tra i due colossi finanziari. Per poco più di tre miliardi di franchi in titoli, Ubs si porta a casa una banca che in tempi normali teoricamente ne varrebbe decine di più”.
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