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Nomisma: mercato corporate, buone capacità di tenuta (Report)
di red
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Le capacità di tenuta del settore immobiliare corporate italiano sono buone. A evidenziarlo sono i dati relativi all’Indice di performance riferiti al primo semestre 2021, pubblicati da Nomisma, calcolati sulla base di un campione rappresentativo delle esposizioni degli investitori qualificati nel settore, oltre 3.100 immobili per un controvalore di quasi 35 miliardi di euro.
Nonostante le difficoltà scaturite dalla pandemia, Nomisma non rileva significativi arretramenti dei rendimenti, anche in corrispondenza dei segmenti che hanno subito i contraccolpi più pesanti.
A una leggera flessione della redditività da locazione ha fatto riscontro una crescita di valore dei progetti di refurbishment. L’esito di tali dinamiche, che sottendono un’aspettativa di superamento di difficoltà evidentemente considerate contingenti, è rappresentata da una performance leggermente più lusinghiera dell’intero campione, denominato global, rispetto alla sola componente locata, denominata core, uscita penalizzata dalle temporanee rinegoziazioni dei canoni concesse ai tenant.
Con riferimento alle tipologie più rappresentative, si conferma la buona redditività del settore direzionale milanese, su cui incide in maniera decisiva la significativa capital growth di taluni cespiti oggetto di trasformazione. Diversa la situazione sul mercato romano, dove la performance risulta migliore in corrispondenza della componente locata. Analoga la situazione sul versante degli immobili commerciali, con Milano che beneficia in termini di total return delle aspettative della componente in fase di rilancio e Roma, che si conferma, invece, più ancorata alla componente già oggi locata.
La rinnovata trazione logistico-alberghiera del segmento corporate, che ha per il momento relegato su posizioni di retrovia i comparti storicamente più rappresentativi, quali il direzionale e il commerciale, non sembra fino ad ora aver prodotto contraccolpi rilevanti sui rendimenti delle tipologie principali. Se la modestia dell’offerta può in parte giustificare il mancato riflesso della ridotta appetibilità sui valori per la componente prime, diversa appare la situazione di quella rilevante parte di patrimonio che necessita di interventi di ristrutturazione per trovare riscontro sul mercato.
La diversificazione tipologica degli investimenti, che appare un elemento positivo per una distribuzione territoriale degli impieghi meno incentrata su pochi grandi centri urbani, Milano in primis, rischia di rappresentare un elemento di criticità per i settori tradizionali.
Nel quadro delle rilevanti trasformazioni scaturite dalla pandemia si inseriscono ora anche le imprevedibili conseguenze del conflitto militare, con ricadute che si preannunciano più significative proprio in corrispondenza dei settori un tempo percepiti come meno rischiosi. Gli effetti in questo caso potrebbero essere solo temporanei, ma non per questo necessariamente di lieve entità.
La capacità di tenuta delle performance immobiliari del settore corporate che emerge dal monitoraggio andrà valutata alla luce di uno scenario tornato a farsi complesso, in cui le difficoltà contingenti delle aziende spingono all’attendismo gli operatori immobiliari, con inevitabili ricadute su livelli di attività, canoni e rendimenti di mercato.
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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Student Housing: accordo per 800 nuovi
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