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Via alla maxi-vendita di parte del patrimonio immobiliare dello Stato. Sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i dettagli del piano straordinario di cessione previsto dalla Legge di Bilancio 2019. L’obiettivo è quello di recuperare introiti per almeno 950 milioni di euro nel corso del 2019 e altri 150 milioni fra il 2020 e il 2021. Il valore totale stimato è di 1,2 miliardi. Si partirà dai primi 420 tra immobili e terreni di proprietà dello Stato individuati dall’Agenzia del Demanio, per un valore pari a 420 milioni di euro, le cui procedure di dismissione partiranno a giorni.
È infatti prevista entro il mese di luglio la pubblicazione dei primi bandi di vendita, tramite asta pubblica rivolta a investitori e cittadini, che interesseranno circa 90 immobili di quelli inseriti nella lista allegata al decreto.
Il decreto ministeriale dello stesso Mef che contribuisce a definire il perimetro e le modalità di azione del piano straordinario di dismissione previsto dalla Legge di Bilancio è atteso in Gazzetta ufficiale oggi stesso. "Il piano, già adottato con apposito Dpcm - spiega il dicastero dell'Economia e delle Finanze - avrà effetti positivi sulla finanza pubblica".
In origine, il decreto era atteso entro la fine di aprile: era questa la data indicata nella Manovra concordata con Bruxelles alla fine dell'anno scorso. Nelle scorse settimane, dal Demanio era emerso che - pur in assenza dei testi di legge - erano stati avviati i lavori di mappatura degli immobili. Allora si parlava di 1.600 beni da mettere in tutto sul mercato: 400 nella lista del decreto ad hoc del Mef; altri 1.200, di minor valore ma comunque determinanti, oggetto di bandi di gara dell'Agenzia.
Oggi il Tesoro ha dato un ulteriore dettaglio sullo stato dell'arte. Molteplici i tavoli su cui si gioca la partita della cessione dei beni di famiglia. Si comincia con lo stesso Demanio, come detto, che "ha individuato 420 immobili e terreni di proprietà dello Stato, non utilizzati per finalità istituzionali, per un valore pari a 420 milioni di euro, le cui procedure di dismissione partiranno a giorni. È infatti prevista entro il mese di luglio la pubblicazione dei primi bandi di vendita, tramite asta pubblica rivolta a investitori e cittadini, che interesseranno circa 90 immobili di quelli inseriti nella lista allegata al decreto", ha specificato via Venti Settembre.
Questa iniziativa si somma alle vendite che l'Agenzia aveva già avviato, per l'appunto su 1.200 beni di "minore valore". Da questa tranche si attende un totale di circa 38 milioni di euro: gli immobili "vengono dismessi attraverso avvisi e bandi di gara regionali, nonché trattative dirette laddove previsto dalla normativa (ad es. nei casi di quote indivise o fondi interclusi)". Complessivamente, quindi, "l'Agenzia del Demanio procederà all'alienazione diretta di 1.600 immobili per un valore complessivo di 458 milioni di euro".
Dal sito istituzionale dell'Agenzia del Demanio è già accessibile una galleria con alcune proposte di vendita.
Non è tutto, perché l'elenco dei beni messi sul mercato si estende a un gruppo di 40 immobili in uso al Ministero della Difesa, "per un valore stimato di 160 milioni di euro" e che verranno messi in vendita attraverso un'altra procedura prevista dalla legge. L'ultimo tassello del piano riguarda la controllata del Mef Invimit, "che gestirà la dismissione di immobili di provenienza pubblica conferiti ai fondi immobiliari da essa gestiti, per un importo stimato complessivamente in 610 milioni di euro, di cui 500 milioni attraverso la cessione di quote dei fondi e 110 milioni attraverso la vendita diretta di immobili con un’innovativa procedura di asta". Anche in questo caso è prevista una vetrina immobiliare online, sul sito www.invimit.it, con le prime abitazioni in vendita a Roma, Palermo, Firenze e altre città.
Nel Def, il governo aveva indicato che nel triennio 2019-2021 il programma straordinario di dismissioni immobiliari prevede un ammontare di 1,25 miliardi, oltre agli 1,84 già previsti. Per quest'anno la stima era di 950 milioni. Nello stesso Documento, poi, il governo ha "confermati introiti da privatizzazioni e da altri proventi finanziari per circa 1 punto percentuale del Pil nel 2019 e dello 0.3 per cento nel 2020". Su questa voce che vale circa 16-17 miliardi è grande l'incertezza. E' l'altro livello delle privatizzazioni mobiliari, che impattano sul debito e delle quali aveva parlato il ministro Tria: ha indicato che le cessioni mobiliari "non metteranno in discussione il controllo delle partecipate pubbliche".
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