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7 Dicembre 2016

Istat: disoccupazione stabile nel III trimestre (Report)

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Nel terzo trimestre del 2016 il mercato del lavoro italiano appare caratterizzato da un lieve calo dell’occupazione e una stabilizzazione della disoccupazione.



Lo rende noto l'Istat nel suo rapporto sul mercato del lavoro nel terzo trimestre 2016, in cui si evidenzia che l'occupazione complessiva mostra un lieve calo rispetto al trimestre precedente (-14.000, -0,1% t/t), a sintesi del proseguimento delle tendenze alla crescita dei dipendenti (+66.000, 0,4%) più che compensato dal calo degli indipendenti (-80.000, -1,5%).



Queste dinamiche non risultano significativamente differenziate per genere e territorio. Le tendenze più recenti, misurate dai dati mensili relativi ad ottobre 2016 mostrano, al netto della stagionalità, un nuovo calo degli occupati concentrato nei dipendenti a tempo indeterminato, a fronte di una modesta crescita dei dipendenti a termine e della stabilità degli indipendenti.



Tra il terzo trimestre del 2016 e lo stesso periodo dell'anno precedente c'è stata una crescita complessiva di 239.000 occupati, meno accentuata rispetto a quella registrata nel secondo trimestre. La crescita riguarda soltanto i dipendenti a tempo indeterminato (+316.000) a fronte di una sostanziale stabilità di quelli a termine e del calo degli indipendenti. L'incremento, in termini assoluti, è più consistente per gli occupati a tempo pieno, mentre il tempo parziale cresce solo nella componente volontaria. Nel complesso, la crescita dell'occupazione riguarda in maggior misura le donne (+189.000 in un anno), ed è concentrata esclusivamente tra gli over 50enni.



Il tasso di disoccupazione rimane stabile per il quarto trimestre consecutivo in confronto al trimestre precedente mentre aumenta di 0,4 punti rispetto allo stesso trimestre del 2015, con una crescita tendenziale di 132.000 disoccupati. In particolare, dopo 4 trimestri consecutivi di diminuzione, la stima dei disoccupati sale a 2,808 milioni di unità (+132.000 in un anno, +4,9%), con una crescita più marcata tra le donne (+98.000 contro +34.000 degli uomini).



L'incremento riguarda il Centro (+41.000) e soprattutto il Mezzogiorno (+123.00 nel raffronto tendenziale), ed è concentrato tra le persone in cerca di prima occupazione (+87.000) e tra i giovani tra 25 e 34 anni (+93.000). Il tasso di disoccupazione si attesta all'11,6% per il quinto trimestre consecutivo; anche il tasso di inattività 15-64 anni è stabile rispetto al trimestre precedente attestandosi al 35,1%, dopo la riduzione nei tre precedenti trimestri.



L'Istat stima 1,606 milioni di persone in cerca di occupazione da almeno 12 mesi (+51.000 nel raffronto tendenziale), la cui incidenza sul totale disoccupati scende al 57,2% (-0,9 punti in un anno). Nella ricerca di lavoro continua a dominare l'uso del canale informale: rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la pratica largamente prevalente, seppure in lieve diminuzione (83,4%, -0,9 punti); seguono l'invio di curriculum (69,3%, +0,3 punti) e la ricerca tramite internet (56,4%, +0,6 punti), azioni più frequenti al Nord, tra i giovani e tra i laureati.



Per il terzo trimestre consecutivo diminuisce, in modo più consistente, la stima degli inattivi di 15-64 anni (-528.000 in un anno) e il corrispondente tasso di inattività. La diminuzione dell'inattività è diffusa per genere, territorio e classe di età. Nel confronto tendenziale, la riduzione riguarda sia quanti vogliono lavorare (-212 mila le forze di lavoro potenziali, soprattutto tra le donne) sia la componente più distante dal mercato del lavoro (-316.000 tra chi non cerca e non è disponibile).


Prosegue per il sesto trimestre consecutivo la riduzione degli scoraggiati (-198.000 in un anno), che in circa nove casi su dieci coinvolge le donne. L'incidenza degli scoraggiati sul totale degli inattivi di 15-64 anni passa dal 13,7% nel terzo trimestre 2015 all'attuale 12,8%. Sulla base dei dati di flusso emerge un aumento delle transizioni dallo scoraggiamento verso l'occupazione per i residenti al Nord (dall'8,5% al 12,6%) e per i diplomati (da 10,1% a 12,3%), mentre tra i laureati aumentano, in discreta misura, i flussi verso la disoccupazione (da 14,5% a 17,4%). Negli altri casi di inattività, per entrambi i generi prosegue la riduzione tendenziale delle persone ritirate dal lavoro o non interessate a lavorare (-142.00) e di quanti sono in attesa degli esiti di passate azioni di ricerca (-108.000). 

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