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Scenari di mercato su Europa, petrolio ed economia Usa
di Steven Bell, Chief Economist, Multi-Asset EMEA di BMO Global Asset Management e Fred Demers Director, Multi-Asset Canada di BMO Global Asset Managemen
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Il virus continua a diffondersi rapidamente, di fatto in maniera esponenziale. Gli economisti sono ancora molto indietro nel riconoscere l'entità della recessione che ci attende. La misura del calo degli utili aziendali sarà altrettanto drammatica. I governi di tutto il mondo stanno attuando misure drastiche per contenere la diffusione del virus.
Per quanto riguarda la politica, dal punto di vista monetario, i tagli dei tassi d'interesse da parte della Fed e di altre banche centrali hanno un valore limitato, ma le altre azioni annunciate da questi istituti sono state fondamentali per calmare i mercati. Ciò di cui la gente comune ha bisogno è un intervento sul fronte fiscale e ci sono state grandi e coraggiose politiche proposte dagli Stati Uniti, con il Regno Unito e molti altri che stanno lavorando a proposte simili, ma queste serviranno solo ad attutire il colpo, a ridurre e non a scongiurare la recessione.
Se gli Stati Uniti e l'Europa seguiranno il modello di ripresa della Cina, è auspicabile che la fase peggiore per l’economia sarà contenuta ai prossimi tre mesi. La velocità della recessione è stata aumentata da fattori tecnici che hanno quasi fatto il loro corso, e quindi vediamo dei margini per un rimbalzo. Inoltre, molti investitori dovranno acquistare azioni per riequilibrare i loro portafogli dal crollo dei mercati azionari. Non credo che abbiamo raggiunto i minimi di mercato, ma non siamo comunque lontani.
Il petrolio sta soffrendo sia a causa della diffusione del COVID-19 che della guerra dei prezzi. Quest'anno l’offerta di petrolio a livello globale era già eccessiva, ed è stata enormemente esacerbata dal crollo della domanda di petrolio della Cina, che ha iniziato a chiudere i battenti alla fine di gennaio. La domanda di petrolio della Cina rappresenta il 20% della domanda globale.
Il petrolio è difficile da stoccare, ed è per questo che abbiamo visto un calo dei prezzi del 15% sia a gennaio che a febbraio. I negoziati dell'OPEC+ sono andati in frantumi dopo il mancato accordo tra Russia e Arabia Saudita, con i due Paesi che hanno inondato il mercato sul fronte dell’offerta. Il petrolio è attualmente in calo di quasi il 50% da inizio mese; anche se i bassi livelli attuali dei prezzi possono essere solo temporanei dato che la produzione non è redditizia, la Russia e l'Arabia Saudita hanno la possibilità di assorbire questi valori per diversi mesi, per cui i prezzi attuali potrebbero comunque persistere più a lungo della crisi legata al COVID-19. Il Canada sarà probabilmente la prima vittima del petrolio - con i prezzi del greggio a 7,5 dollari al barile questa settimana. Non sorprende che le compagnie energetiche siano scese di circa il 50-60% sia negli Stati Uniti che in Canada. Per l'Asia e la Cina in particolare, il petrolio a basso costo fornirà un vento a favore man mano che le loro economie si riprenderanno.
Le valute riflettono già gran parte delle cattive notizie, e quindi c'è spazio per un ulteriore indebolimento del prezzo del petrolio da qui in poi, colpendo duramente il dollaro canadese. La domanda di dollari statunitensi rimane elevata, poiché gli investitori si affannano a cercare liquidità negli Stati Uniti in tempi di forte stress. Siamo più positivi sul dollaro rispetto alla sterlina, visto il forte calo degli ultimi dieci giorni.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Student Housing: accordo per 800 nuovi
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