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29 Maggio 2023

Flossbach von Storch: saranno problemi per le imprese zombie

di Bert Flossbach, co-fondatore di Flossbach von Storch

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Le banche centrali stanno alzando i tassi di interesse per contrastare l'inflazione. La politica monetaria estremamente restrittiva non è priva di rischi e di effetti collaterali, soprattutto per le imprese meno (o per nulla) redditizie, tra le quali ci sono anche alcune "imprese zombie", che talvolta siedono su grandi montagne di debiti e ora rischiano di rimanere senza liquidità. L'onere per interessi è ancora basso perché le obbligazioni emesse o i prestiti contratti anni fa hanno cedole basse. Il prossimo rifinanziamento sarà invece molto più costoso, sempre che queste imprese riescano a finanziarsi.

Un esempio particolarmente lampante è quello di Carvana, società statunitense che vende auto online, che al suo apice nel 2021 ha raggiunto una capitalizzazione di borsa di 60 miliardi di dollari. Alla fine del primo trimestre, la società era valutata appena 1,6 miliardi di dollari. Da quando è stata quotata in borsa nel 2017, Carvana ha registrato ricavi complessivi per 38 miliardi di dollari, a fronte però di perdite per 4,4 miliardi di dollari. Il debito finanziario ammonta a 7,9 miliardi di dollari, e alla fine dell'anno aveva cassa per circa 400 milioni di dollari. In totale, la spesa per interessi dovrebbe ammontare a più di 600 milioni di dollari quest'anno. Per un'azienda che non ha mai realizzato profitti e che ha un debito monstre di 8 miliardi di dollari, si tratta di un onere enorme. Non sorprende quindi che le obbligazioni della società siano scambiate oggi nettamente al di sotto del valore nominale e abbiano rendimenti ben superiori al 20%.

La situazione è altrettanto drammatica per altri protagonisti del boom tecnologico, come Opendoor. Questa piattaforma immobiliare ha registrato perdite crescenti negli ultimi anni e ha accumulato una montagna di debiti, superiore a quattro miliardi di dollari. Il suo valore di borsa è sceso da 20 miliardi a un miliardo e le sue obbligazioni rendono più del 20%.

L'elenco delle imprese zombie potrebbe continuare all'infinito. Anche se spesso l'aumento dei tassi d'interesse non è la causa dei problemi, esso va ad aggravarli, in quanto in futuro sarà molto più difficile e costoso per queste aziende rifinanziare i debiti esistenti o raccogliere nuovi capitali, soprattutto alla luce del fatto che dopo le recenti turbolenze probabilmente la propensione al rischio delle banche diminuirà.

Anche le società immobiliari che lavorano con elevati livelli di capitale di debito stanno soffrendo per il forte e rapido aumento dei tassi di interesse. A tutto ciò si aggiunge l'aumento dei costi di manutenzione, ristrutturazione energetica e amministrazione. Se i redditi da locazione non terranno il passo con l'aumento dei costi, i profitti caleranno. Se i tassi d'interesse continuano a salire, sussiste il pericolo che queste aziende vadano incontro ad una lunga agonia, perché nei prossimi anni dovranno sostituire i vecchi debiti, contratti a tassi bassi, con nuovi prestiti molto più onerosi. Ciò, inizialmente, non rappresenta un problema per le banche, perché i loro prestiti sono per lo più ben garantiti dalle liquidazioni e dall'aumento del valore degli immobili. L'aumento dei tassi di interesse ha determinato però un forte calo nell'erogazione di nuovo credito.

Questo vale anche per gli Stati Uniti, dove i prestiti immobiliari con una durata tipica di 30 anni costano oggi circa il 7%. I mutuatari che anni fa si erano assicurati un tasso d'interesse significativamente più basso possono quindi stare a guardare sereni mentre i tassi d'interesse salgono. Le banche, al contrario, si mangeranno le mani nel vedere i bassi tassi praticati sui vecchi prestiti erogati, ma non potranno concludere comunque molte operazioni a tassi più elevati. Allo stesso tempo, il rifinanziamento diventerà più costoso perché sempre meno investitori saranno disposti a lasciare i loro risparmi e i saldi dei conti in banca a interessi praticamente nulli se i tassi di interesse rimarranno alti.

Questo vale anche per gli istituti europei, le cui azioni erano ancora in forte rialzo all'inizio dell'anno, alla luce del fatto che gli alti tassi di interesse promettevano redditizie opportunità di investimento delle giacenze non remunerate, e quindi un ampio margine di interesse. Oggi però sempre più spesso i clienti chiedono tassi più elevati, o spostano i loro saldi bancari verso investimenti che offrono rendimenti migliori. Allo stesso tempo, l'erogazione di nuovo credito rischia di diminuire, motivo per cui l'auspicato miglioramento dell'andamento degli utili rischia di non concretizzarsi.

In conclusione, in un periodo di aumento dei tassi d'interesse, di restrizione del credito bancario, di possibile debolezza economica e di inflazione ostinatamente elevata, la qualità delle imprese è un elemento particolarmente importante. Tra gli aspetti da considerare vi sono la certezza, per quanto possibile, della crescita degli utili a lungo termine, in virtù di una buona posizione competitiva e dell'associato potere di determinare i prezzi. Torna a essere importante anche la solvibilità , che in tempi di accesso illimitato al denaro a basso costo aveva un peso secondario. Le imprese che tradizionalmente operano con alti livelli di indebitamento stanno vedendo oggi l'altro lato della medaglia della leva creditizia.

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