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8 Maggio 2018

Speculazioni edilizie, lo scandalo che coinvolge le toghe in Sardegna

di G.I.

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Magistrati proprietari di ville “vista mare” da milioni di euro o che comprano immobili da capogiro ai prezzi ribassati dell’asta e poi li rivendono al valore di mercato, intascandosi la differenza. E’ quanto emerge da una inchiesta pubblicata su L’Espresso, lo scorso 10 aprile.

In particolare, scrive Maria Elena Vincenzi, “a Tempio Pausania, in Sardegna, c’erano giudici che facevano speculazioni edilizie facendo vincere le gare ad amici i quali poi li nominavano come aggiudicatari. E a quel punto, i magistrati rivendevano quegli immobili al triplo del prezzo”. E questo nonostante la legge preveda che le toghe non possono partecipare alle aste giudiziarie, per ovvi motivi di conflitti di interessi.

Un giro di affari enorme, dunque, su cui hanno indagato i magistrati di Roma a partire dal 2016 che sono partiti dal caso di una villa affacciata sul mare di Baia Sardinia.

"L’immobile - si legge nell'articolo - appartenuto a un noto imprenditore della zona finito male, venne messo all’asta e aggiudicato, complice un giudice fallimentare, a un avvocato «per persona da nominare». La villa, grazie alle «gravi falsità» contenute nella perizia, per usare le parole del gip di Roma, è stata pagata 440 mila euro. Un ribasso ottenuto con «vizi macroscopici nella procedura di vendita»: Per garantire alla figlia del suo ex capo, o forse direttamente a lui, un affare immobiliare non da poco: l’intenzione era di ristrutturare il complesso e di rivenderlo a 2 milioni di euro. Ovvero con una plusvalenza di 1,6 milioni.

Insomma, un affare niente male. 

L’indagine ha svelato anche una serie di affari simili per i quali, però, non è possibile procedere: i reati sono già prescritti.
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