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Non vendere, ma rilanciare i fari. Lo fa in Sardegna l'Unione Europea
di I. L.
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Un patrimonio di 57 fari, fra quelli attivi e quelli dismessi, sparso sulle coste della Sardegna.
Un'opportunità da sfruttare, dove ce ne sono le condizioni, anche in chiave turistica, riqualificando l'esistente, senza aggiungere un gramo di cemento.
Una via difficile ma sostenibile al real estate, come da tempo sta provando a fare il Demanio con fari, stazioni e, case cantoniere in tante parti d'italia.
Immobili “atipici”, dove valorizzare per l'Agenzia guidata da Stefano Scalera significa vendere a privati, a cui spetterà lo sviluppo economico.
In Sardegna ci sta provando – con un taglio diverso, mirato soprattutto alla conservazione e al rilancio del patrimonio storico-architettonico - l'Unione europea, attraverso il progetto Med -Phares, guidato dalla Conservatoria delle coste della Regione.
Nell'isola sono tre le strutture apripista su cui l'iniziativa sarà testata per prima: il faro e stazione semaforica di Capo Sant'Elia (foto), a Cagliari, il faro di Mangiabarche e stazione semaforica di Capo Sperone sull'isola di Sant'Antioco e faro e stazione semaforica di Punta Scorno sull'isola dell'Asinara.
Il progetto Ue prevede per ciascun sito l'analisi tecnica e la realizzazione di un piano di gestione e di valorizzazione ad ampio respiro, basato su storia, architettura, stato di conservazione, caratteristiche geologiche e geotecniche, contesto socio-economico e culturale.
La promozione del progetto include anche il lancio di app per gli smartphone e di un e-book.
E non solo in Sardegna, in realtà, ma allargando il raggio d'azione a nove siti pilota sparsi sul Mediterraneo fra Italia, Francia, Libano e Tunisia.
Med-Phares si occuperà infatti del censimento di tutti gli edifici costieri addetti alla segnalazione marittima di Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia e Toscana.
Idea ambiziosa, ma risicato il budget disposizione del progetto, che terminerà, almeno per quanto riguarda la prima fase, a dicembre 2015: quasi 2 milioni di euro, di cui l'89% (1.770.460) di fondi europei della cooperazione con i Paesi partner del Sud della Ue.
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