Macy’s ancora in crisi: altre cinque chiusure, oltre 2.300 licenziamenti

Colpa dello shopping online. Così viene giustificato il momento di crisi che sta attraversando la catena americana di grandi magazzini Macy’s. La proprietà ha fatto sapere che chiuderà cinque punti vendita negli Stati Uniti e che, per questo, oltre 2.300 dipendenti (circa il 3,5% dell’organico) perderanno il lavoro.

La decisione, appunto, sarebbe stata presa a causa della crisi delle vendite e della necessità di ridurre i costi di fronte alla dura concorrenza dello shopping online.

Alla fine dello scorso anno, però, due investitori hanno messo sul piatto 5,8 miliardi di dollari per rilevare al 100% la catena. Secondo il Wall Street Journal, si tratta di Arkhouse Management, veicolo d’investimento specializzato in immobili, e del gestore Brigade Capital Management. Entrambi hanno già una posizione non trascurabile nella società e avrebbero avanzato una proposta da 21 dollari per azione per acquistare i titoli non ancora in loro possesso. Da sottolineare che nel 2015 le azioni di Macy’s venivano scambiate ala Borsa di New York ad oltre il triplo, toccando il picco dei 70 dollari. Poi, il boom dell’e-commerce, amplificato dalla pandemia. E ora, chiusure e licenziamenti.