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12 Luglio 2019

Come da copione: i piccoli costruttori contro Progetto Italia

di Maurizio Cannone

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Lo avevamo scritto appena due giorni fa: Tra i costruttori c’è una dura battaglia in corso. Uno scontro fratricida che porterà a una nuova frattura in un settore già massacrato da 20 anni di crisi e cattiva gestione delle singole aziende.

Da una parte Progetto Italia, il piano di aggregazione dei grandi operatori delle costruzioni che, col coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti, intende creare un nuovo soggetto in grado di competere a livello globale.

Dall’altra, gli altri in ordine sparso.

Il presidente dell’Ance Gabriele Buia lo aveva vergato a chiare lettere: “I piccoli costruttori devono avere le stesse condizioni di mercato del nuovo soggetto di Progetto Italia”.

Con l’assemblea di oggi, Ance ha titolato: “Progetto Italia non offre sufficienti garanzie per la tenuta di tutto il sistema”.

Quindi Progetto Italia non ha il gradimento di Ance.

Vediamo chi sono giocatori della partita, anche se ancora in parte da definire: Cassa Depositi e Prestiti, Salini Impregilo, Caltagirone, Astaldi, Condotte, CMC. Il progetto dovrebbe portare a un colosso da una settantina di miliardi di euro di fatturato.

Ora, è evidente che Progetto Italia se dovesse arrivare in porto avrebbe una forza ben al di sopra degli altri operatori, ma giudicare il progetto come negativo per il settore come predica Ance sembra davvero eccessivo.

Pare di rivedere la vicenda Alitalia, quando pur di non venderla ad Air France (governo Berlusconi) si difese l’italianità della compagnia, che ancora oggi paghiamo.

Progetto Italia è italiano, finanziato in parte dal pubblico con CDP e può salvare decine di migliaia di posti di lavoro.  

Stride l’associazione dei costruttori che pare difendere solo alcuni e solo tra i piccoli soggetti. Pare, perché nei fatti non è così. Il primo giugno il Gruppo Maccaferri (fondato nel 1879) ha chiesto il concordato preventivo, la Borio Mangiarotti che fu del compianto Claudio De Albertis per fortuna è stata salvata qualche mese fa dal Gruppo Varde, Risanamento è da tempo di proprietà delle banche. Tutti soggetti che sono più vicini a Progetto Italia che alle piccole realtà.

Ance ha capito che i costruttori padronali di un tempo non esistono più? E che il magico e facile meccanismo del Convertendo non può più salvare le costruzioni? Perché il rischio  di vedere un’altra Alitalia delle costruzioni è dietro l’angolo.

  

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