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31 Agosto 2015

Italia crolla nella classifica degli investimenti in Europa. La colpa è dell'edilizia

di E.B.

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In Europa solo Cipro, Grecia, Portogallo, Irlanda hanno fatto peggio di noi nella classifica sugli investimenti, il cui impatto sull'economia dello Stivale – tra il 2010 e il 2014 - è sceso di 3,1 punti di PIL, ossia di 48,7 miliardi di euro in termini nominali (solo tra il 2013 e il 2014 il calo è stato di 9,1 miliardi), portandosi a quota 16,8% del Pil, contro una media Ocse del 19,5%.

Sempre meno capitali, dunque, tanto da farci retrocedere ben sei posizioni nella classifica europea rispetto al 2010.

Per riequilibrare la situazione non è bastato l'aumento delle risorse che arrivano dall'estero.

Nel 2014 gli Ide (Investimenti diretti esteri) in entrata nel nostro Paese ammontavano a 281,3 miliardi di euro. Rispetto al 2013 – secondo l’elaborazione dall’Ufficio studi della CGIA su dati dell’UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo) - sono aumentati di 9,5 miliardi (+3,5%).

Tra tutti i paesi dell’Area euro solo l’Italia, la Slovenia (+3,5 per cento) e la Finlandia (+2,2 per cento) hanno conseguito un risultato positivo rispetto l’anno precedente.

L'indice è puntato sul settore costruzioni, che occupa il 51,2% del totale degli investimenti.

La crisi dei cantieri è cosa stranota (anche se l'Ance parla di ripresa un po' più a portata di mano), meno noto che questo settore, come segnala ImpresaLavoro, ha visto calare gli investimenti di 30 miliardi di euro in quattro anni.

Complessivamente gli investimenti in costruzioni sono passati dal 10,6% del PIL del 2010 all' 8,6% del 2014.

Nello stesso periodo, invece, gli investimenti in costruzioni hanno invertito la rotta in Paesi colpiti dalla crisi, ma poi tornati a crescere, ad esempio, i capitali puntati sull'edilizia in Germania sono aliti dello 0,8%, nel Regno Unito dello 0,7%, mentre sono calati in Francia, ma solo dello 0,5%.

Questo significa che gli investimenti in costruzioni sono cresciuti di 5,7 miliardi in Francia, di 54 miliardi in Germania e di 49 miliardi nel Regno Unito.

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