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8 Dicembre 2014

Gli investitori stranieri nell'immobiliare stanno tornando davvero. Ma la strada per la ripresa è ancora lunga

di Maurizio Cannone per Repubblica Monitorimmobiliare

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Da anni si sente dire nel settore che gli investitori stranieri puntano sul settore immobiliare in Italia.

Più che una valutazione oggettiva è stato il tentativo di produrre una speranza che si autoavvera. Perché, a parte gli investitori speculativi che comprano a prezzi di saldo e rivendono con profitto nel breve periodo, di operazioni negli ultimi anni se ne sono viste davvero poche riguardo a transazioni sopra i 50 milioni di euro. I motivi sono quelli che si ripetono da sempre, legati ai limiti del sistema Paese italiano.

Ora il vento sembra cambiato, perché le quotazioni sono diventate oggettivamente interessanti e i proprietari, logorati da anni di crisi, ora accettano valutazioni in linea col nuovo mercato. Guardando i dati reali, si nota come gli acquisti da parte di operatori stranieri in Italia siano davvero in forte aumento. Non esistono al momento statistiche che registrino il fenomeno, ma con un po’ di pazienza si può comporre lo scenario.

La scorsa settimana The Rockefeller Group, ora di proprietà dei giapponesi di Mitsubishi Estate, ha comprato il centro commerciale Galleria Borromea alle porte di Milano per 81 mln di euro. Per rilevare la ex sede Unicredit di piazza Cordusio di Milano, operazione intorno ai 400 mln, sono in corsa in tre: Gli americani di Blackstone, che hanno già comprato tra l’altro la sede del Corriere della Sera, il fondo sovrano di Singapore Gic insieme a quello di Abu Dhabi Dai e la London & Regional Properties. Tutti in cordata con operatori italiani.

“In questo periodo registriamo volumi simili a quelli degli anni d’oro del settore immobiliare – spiega l’avvocato Olaf Schmidt, a capo del real estate dello studio legale Dla Piper. Dall’estero vediamo che si stanno muovendo tutte le categorie di investitori: fondi  pensione, private equity, istituzionali e l’interesse riguarda diverse tipologie di prodotto, dalle quote di fondi immobiliari ai progetti fino ai building a reddito“. E queste indicazioni trovano conferma sul mercato.

Il fondo americano Capstone Equities Manager ha lanciato un’Opa sul Fondo Europa Immobiliare 1 di Vegagest. “Questa rappresenta solo la nostra prima operazione sul mercato immobiliare italiano - spiega Joshua Zamir, amministratore di Capstone Equities Manager. L’attuale contesto economico è più favorevole agli investimenti in Italia da parte di operatori internazionali. La crisi economica sembra rallentare e la situazione politica è più stabile. Anche dal punto di vista normativo e fiscale abbiamo notato significativi miglioramenti per il settore immobiliare. Non abbiamo un target di investimento predefinito, ma potrebbe trattarsi di una cifra pari a molti multipli dell’investimento di 26 milioni di euro previsto per l’Opa in corso”.

Lo stesso sta facendo GVM, la piattaforma che raccoglie gli investimenti dei player  stranieri interessati a entrare in Italia. Ha comprato per 40 mln il quartier generale di Pegeout a Milano, realizzato una joint venture per investire 500 mln nell’area di Roma, oltre a un investimento da 130 mln per l’acquisto del Da Vinci Market Central della capitale. E poi l’Opa sul fondo Unicredito Immobiliare Uno oltre a uffici e ancora retail in tutta Italia.

Sbarca in Italia HIG Capital, 17 mld di dollari gestiti, e sono già diverse le operazioni “Le condizioni per investire in Italia sono oggi interessanti – spiega Gabriele Magotti, responsabile della divisione italiana. Serve un’attenta analisi delle operazioni e con un grande sforzo per fornire valore aggiunto ai prodotti le potenzialità sul nostro mercato sono assolutamente da cogliere. Il nostro range d’investimento è compreso tra  10 e 100 mln di euro in tutti i settori e consente di entrare nelle operazioni in un’ottica di lungo periodo, proprio per portare a realizzazione il processo di piena valorizzazione”.

Tutto bene allora per il mercato italiano?

Non proprio, perché chi investe vuole avere garanzie e buon prodotto, merce non sempre facilmente reperibile sul mercato nostrano.

Ma l’arrivo, in concreto, degli investitori di lungo periodo non può che essere considerato come il segnale di un ritrovato interesse per l’Italia.

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