Ultime notizie

11 Gennaio 2015

Francesco Rosi, addio al testimone della speculazione edilizia

di Maurizio Cannone

Condividi:
Facebook
Linkedin
Twitter
Whatsapp
16x9
Angle Left
Angle Right
ADV 970x90

“Lo so che la città sta là e sta andando da quella parte perché il piano regolatore così ha stabilito. Ma è proprio per questo che noi da là la dobbiamo farla arrivare qua. E ti pare una cosa facile? E cambiamo il piano regolatore? Non c’è bisogno. La città va in là? E questa è zona agricola. E quanto la vuoi pagare oggi? Trecento, cinquecento, mille lire al metro quadrato? Ma domani questa terra, questo stesso metro quadrato, ne può valere 60, 70.000 e pure di più. Tutto dipende da noi. Il 5.000% di profitto. Eccolo là (indicando i nuovi edifici) quello è l’oro oggi. E chi te lo dà? Il commercio, l’industria, l’avvenire industriale del Mezzogiorno? Sìì…. Investili i tuoi soldi in una fabbrica. Sindacati, rivendicazioni, scioperi, cassa malattia. Ti fanno venire l’infarto con queste cose. E invece niente affanni e niente preoccupazioni. Tutto guadagno e nessun rischio. Noi dobbiamo fare in modo che il Comune porti qui le strade, le fogne, l’acqua, il gas, la luce e il telefono”.   

Comincia così il film Le mani sulla città di Francesco Rosi, regista di denuncia sociale scomparso a Roma il 10 gennaio. "Per la mia generazione fare cinema significava fare politica. Con i nostri film volevamo far crescere la coscienza sociale" aveva detto. Ed  è rimasto fedele ai suoi principi, anche a costo di subire polemiche feroci, come quelle scatenate proprio da Le mani sulla città, Leone d'Oro a Venezia nel 1963, una denuncia implacabile delle speculazioni edilizie e degli scandali che accompagnarono la ricostruzione di Napoli.

Serve rivedere questo film perché mostra in maniera cruda e assolutamente reale come si sia sviluppato il settore delle costruzioni in Italia. “Profitti del 5.000%” hanno permesso di distribuire denaro a ogni livello pur di raggiungere l’obiettivo. E allora si comprende meglio come sia stato possibile comprare il consenso: dai voti dei cittadini al supporto dei giornali, dai politici locali ai funzionari. Sempre a spese dello Stato. Perché il profitto era dato da spese sopportato dalle casse pubbliche al posto dei privati. Che diventano sempre più potenti. E’ un caso che l’Italia abbia il maggior numero di proprietari di case del mondo?

Ora noi tutti stiamo pagando nuovamente questo prezzo. Se le casse pubbliche sono vuote dipende anche da questo approccio, mai veramente abbandonato. Tutti i settori dell’immobiliare sono in crisi perché si è passati da margini del 5.000% al 5% (lordo). Se un tempo qualsiasi incompetente determinato poteva ottenere grandi risultati personali, oggi è un’impresa disperata restare sul mercato. E di questo sono responsabili i soggetti che all’epoca hanno distrutto forse irrimediabilmente la reputazione del settore e munto allo sfinimento la vacca pubblica. Per questo, a ogni livello, vedere ancora in circolazione i personaggi che hanno creato a vario titolo il disastro non è un buon segno per il futuro.

Che non molto sia cambiato, purtroppo, lo ha dimostrato un altro Le mani sulla città. E’ stato il titolo di una puntata di Ballarò. È da guardare per capire meglio dove vengono dilapidati i soldi pubblici ancora oggi. Scorrendo le immagini, al timecode 1.50.48 si parla del polo tecnologico Vega Waterfront di Porto Marghera. Un buco per ora da 15 mln di euro, una cattedrale nel deserto.

7x10

È online il nuovo numero di REview. Questa settimana:   Student Housing: accordo per 800 nuovi