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22 Settembre 2015

Basta coi B&B che non pagano le tasse. In arrivo la stretta

di Cristina Giua

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Il mercato ha sempre l'ultima parola, ma gli albergatori hanno ragione ad alzare la voce, chiedendo un pari trattamento – di tipo fiscale, soprattutto - rispetto a quell'accoglienza turistica alternativa - e spesso sommersa - che sta prendendo piede in molte località e città italiane ad alto tasso di visitatori.

Non a caso sul mercato residenziale di Roma - in vista del Giubileo ma non solo - gli agenti immobiliari che operano nel centro storico hanno segnalato un aumento delle richieste di appartamenti di ampie superfici e più stanze, quelle soluzioni abitative, insomma, che usavano una volta, difficili da frazionare e da vendere alle mini-famiglie di oggi, ma che invece fanno gola ai piccoli imprenditori della ricettività.

A maggior ragione ora che il settore turistico sta dando segnali di ripresa - come certificano gli ultimi monitoraggi - dopo un quinquennio abbondante di crisi durissima.

L'impressione è dunque quella di alberghi tar-tassati, a fronte di un laissez-faire su Bed&Breakfast, affitta camere e strutture simili.

Nel mirino ci sono anzitutto i cosiddetti affitti brevi, in piena ascesa grazie alla domanda – per fortuna ora in crescita - di viaggiatori attenti al budget.

Qui è Confindustria Alberghi che sta giocando la sue carte, chiedendo al legislatore di rivedere le norme che escludono questa tipologia di accoglienza - con soggiorni entro il limite di 30 giorni - dall’obbligo di depositare i contratti e notificare le presenze alla Polizia di Stato.

Federalberghi invece sta portando avanti altre due battaglie.

La prima contro la disparità di trattamento fiscale che si verrebbe a creare tra alberghi e immobili adibiti ad altre forme di ricettività, in vista del taglio di Imu e Tasi promesso dal Governo a partire dall'anno prossimo.

La seconda, tutta di settore, contro i patti di parity rate, dove la Federazione ha presentato ricorso al Tar del Lazio per richiedere l'abolizione di accordi per le prenotazioni online, poco trasparenti e con offerte che ledono - secondo la posizione degli albergatori - la concorrenza.

Dal canto loro gli hotel temono non solo la concorrenza sleale, ma altre tasse all'orizzonte: il Governo sta infatti rispolverando l’idea di estendere la tassa di soggiorno per chi dorme in hotel che oggi vale per 650 Comuni soltanto (meno di uno su dieci) con con tariffe da 1,5 euro ai 7 euro record di Roma. 

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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana:   Student Housing: accordo per 800 nuovi