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7 Aprile 2023

Allianz GI: il prezzo dei ritardi sul fronte monetario

di Sean Shepley, Director, Senior Economist Allianz Global Investors

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Quali sono le cause sottostanti dello stress nel sistema bancario e quali saranno le probabili conseguenze per gli investitori nei prossimi mesi?

 

Per rispondere alla prima domanda dobbiamo tornare alle ragioni del quantitative easing indicate dal Presidente della Federal Reserve Bernanke nel 2009. La strategia era stata pensata per spingere gli investitori ad abbandonare gli investimenti in asset sicuri a basso rendimento, al fine di contrastare il crollo della domanda di denaro dopo la crisi finanziaria globale. La strategia aveva impiegato lungo tempo a dare frutti poiché lo shock provocato dai molteplici casi di fallimento aveva danneggiato profondamente i bilanci, la fiducia degli investitori e, in una certa misura, il funzionamento del mercato.

 

Successivamente, in un contesto di inflazione persistentemente bassa, le banche centrali hanno adottato la strategia ogniqualvolta si è verificato uno shock sul fronte economico. Tale decisione si è dimostrata un grave errore durante la pandemia di Covid poiché, in netto contrasto rispetto al 2008, la domanda di denaro è aumentata per via della corsa dei governi e del settore privato all’elaborazione di soluzioni per affrontare la crisi, causando forti pressioni a livello di scarsità di risorse nell’economia reale.

 

Tale situazione ha alimentato l’inflazione e innescato, seppur con un certo ritardo, l’inasprimento dei tassi da parte delle banche centrali nonché, ultimamente, le pressioni sul sistema bancario: i depositanti avversi al rischio hanno portato a galla la fragilità del sistema di risk management o amplificato i timori degli investitori sulla solvibilità degli istituti. In particolare, le banche USA di minori dimensioni (dette anche banche regionali) sono state sottoposte a forti pressioni, in parte a causa della deregolamentazione del settore durante la presidenza Trump.

 

Pertanto, secondo noi la proliferazione degli “incidenti” nel settore finanziario negli ultimi sei mesi non è un “incidente”: siamo convinti si tratti del prezzo da pagare per i forti ritardi della politica monetaria. Mentre nella lunga fase di inflazione modesta precedente al 2020 il rischio legato al ciclo economico è rimasto pressoché

 

costante, ora assistiamo a oscillazioni sempre più frequenti. Lo si può notare dalla reticenza delle banche centrali a inasprire ulteriormente la politica monetaria prima che il danno causato ai canali di trasmissione del credito dalle pressioni sulle banche diventi più evidente.

 

Le indagini sui finanziamenti bancari di Federal Reserve (Fed) e Banca Centrale Europea (BCE) non saranno pubblicate prima di maggio; pertanto resta un periodo di vuoto in cui, in assenza di nuovi sconvolgimenti, potremmo assistere a una mitigazione dei timori del mercato circa situazioni di stress acuto e la necessità di tagli repentini dei tassi.

 

In ogni caso, riteniamo che il progressivo inasprimento delle condizioni creditizie sia già in atto. Ci aspettiamo che i costi di finanziamento delle banche aumentino e di conseguenza, nel tempo, i prestiti divengano più onerosi tanto per le famiglie quanto per le imprese. In particolare, negli Stati Uniti, dove le banche regionali hanno un ruolo predominante nel settore del real estate commerciale, ci aspettiamo che la crescita si indebolisca (nella migliore delle ipotesi) nel secondo semestre dell’anno.

 

Di seguito le nostre considerazioni sull'asset allocation:

 

- L’instabilità nel settore bancario accresce il rischio economico e di investimento complessivo. In generale sul fronte azionario siamo ancora prudenti, e a livello geografico preferiamo Area Euro e Cina.

- Ci attendiamo tuttora una sovraperformance delle obbligazioni governative dei Paesi core. Al momento le banche centrali devono ancora ripristinare la stabilità dei prezzi, ma se le nostre previsioni di una crescita più lenta verso fine anno si dimostreranno corrette, la conclusione del ciclo di inasprimento dei tassi potrebbe essere in vista.

- Sebbene il dollaro USA tenda a evidenziare un ottimo andamento nelle fasi di stress finanziario, pensiamo che le prospettive a medio termine per il cambio euro-dollaro siano in miglioramento. Un ulteriore deciso inasprimento da parte della Federal Reserve è improbabile, quindi un sostenuto rialzo dell’euro sopra quota 1,10 ci sembra sempre più plausibile.

 

Tema di investimento: crescita green

 

- Il cambiamento climatico rappresenta il problema più urgente dei nostri tempi, come è stato ricordato anche al World Economic Forum di Davos.

- La “decrescita”, vale a dire la decisione consapevole di rinunciare alla crescita economica, non è un’opzione. Come ci ricordano gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU, la lotta a fame e povertà deve continuare.

- Le Nazioni Unite stimano che in Africa la popolazione aumenterà di tre miliardi arrivando a 4,3 miliardi di persone entro il 2100. E già oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) parla di “forgotten 3 billion” – tre miliardi di persone che non hanno ancora accesso a energia pulita a uso domestico e cucinano all’aperto o in forni improvvisati.

- La decarbonizzazione dell'economia mondiale dovrebbe essere vista come un’opportunità di investimento e non come un costo. Anche le dinamiche demografiche, la crescente urbanizzazione e la carenza di materie prime avranno un ruolo fondamentale nel processo di decarbonizzazione. Intelligenza artificiale (IA), energia smart ed efficienza energetica, forniture idriche e trattamento delle acque e sicurezza alimentare sono i temi di investimento che dovrebbero beneficiare dell’evoluzione in atto. Da un punto di vista geopolitico, la cybersecurity costituisce un’altra interessante opportunità di investimento.

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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana:   Student Housing: accordo per 800 nuovi