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23 Marzo 2015

Mutui in sofferenza: Bankitalia torna sull'ipotesi bad bank

di E.B.

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In un intervento questa mattina all’Accademia dei Lincei, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco (foto), ha fatto riferimento alle misure che il ministro dell’Economia Padoan sta studiando per far fronte alle sofferenze bancarie che influiscono negativamente sull’economia del Paese.

L’Italia lavora infatti da tempo – sollecitata da Banca d’Italia, Fmi (Fondo monetario internazionale) e altri organismi internazionali – per varare misure idonee ad affrontare a livello di sistema la massa di crediti in sofferenza (tra cui molti mutui).

Le misure studiate prevedono l’uso di risorse pubbliche o di garanzie statali, rischiando però di far scattare le procedure di aiuti di Stato che – con le nuove regole definite dall’Unione europea sul bail-in, come il caso del crack della bad bank austriaca Heta  – comporterebbero la partecipazione di azionisti e obbligazionisti delle banche ai costi dell’operazione. 

“Va raccolta rapidamente la finestra macroeconomica favorevole sbloccando il credito per dare sostegno alla ripresa.

E’ perciò necessaria una soluzione leggera" ha fatto sapere il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nei giorni scorsi.

Affermazione che è in netta contrapposizione con soluzioni più complesse che richiederebbero un confronto più lungo in Europa.

Il negoziato con l’Ue per la creazione di una bad bank munita di garanzie statali che compri dagli istituti bancari i crediti anomali sembra perciò al momento frenato.

Nell’immediato, quindi, il Governo italiano si sta concentrando su misure che non necessitano dell’assenso di Bruxelles, quali un regime fiscale più vantaggioso sulla svalutazione dei crediti e una riforma della procedura fallimentare per velocizzare l’escussione delle garanzie sui debiti.

Tuttavia l’ipotesi di ridurre il periodo per la deduzione delle perdite derivanti dalla svalutazione dei crediti è costosa per lo Stato e perciò non perseguibile con certezza.

E’ possibile ipotizzare però una soluzione ponte con un provvedimento che fissi la regola generale di ammortamento fiscale della svalutazione del credito a un anno dai cinque attuali, ma preveda, in deroga, un raggiungimento di questo obiettivo in tre anni, mitigando il costo per l'Erario.

Con i criteri di classificazione emersi dalla valutazione approfondita degli attivi delle banche europee (Asset quality review) fatto dalla Bce, le banche italiane hanno dovuto aumentare le rettifiche sui crediti in sofferenza e continuano ad avere elevati crediti deteriorati, molti dei quali nella categoria degli incagli, cioè prossimi ad andare in sofferenza.

“La crescita di sofferenze, incagli e altri prestiti non ripagati è stata determinata – riprende a parlare i governatore Visco - dalla profondità e dall'asprezza della crisi del nostro sistema produttivo”.

Inoltre l’analisi dei modelli di business nel 2016 sarà il punto centrale delle valutazioni che verranno effettuate dalla nuova vigilanza unica secondo i criteri dati dalla European banking authority (Eba), che renderanno ancora più costoso per le banche italiane sostenere il modello prevalente di banca commerciale.

Tale modello infatti, basandosi sul credito alle piccole imprese, sta soffrendo più che in altri Paesi per il perdurare della crisi recessiva.

Su questi temi il Governo italiano incontrerà la Commissione europea: fra due o tre settimane ci sarà un confronto decisivo sulle misure necessarie a risollevare il settore bancario, che permettano di smaltire le sofferenze e sbloccare nuovo credito.

Si tratterà, a differenza delle precedenti discussioni su principi generali, di un incontro tecnico per valutare la possibilità di utilizzare mezzi e garanzie pubbliche senza far scattare nuovi vincoli europei.

E’ un incontro importante, considerando i valori raggiunti dalle sofferenze nel nostro Paese a gennaio 2015 (185,5 mld di euro quelle lorde e 81,3 mld quelle nette), nel quale l’Italia presenterà un ventaglio di ipotesi dettagliate per smobilizzare i crediti in sofferenza e verrà valutata la presenza di strumenti utilizzabili che non facciano scattare gli aiuti di Stato.

Per la bad bank italiana serve "un intervento diretto dello Stato che, nel rispetto della disciplina europea sulla concorrenza - conclude Visco - favorisca lo sviluppo di un mercato secondario delle sofferenze bancarie, un intervento che potrebbe contribuire a liberare risorse di cui beneficerebbero in primo luogo le imprese”.

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